martedì 30 ottobre 2007

Vergogna


Desperation di Jonah Michael Hodgkins

"Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%),
3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un expartner la percentuale arriva al 17,3%. Il 24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo. Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. La differenza, infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri.
Negli ultimi 12 mesi il numero delle donne vittime di violenza ammonta a
1 milione e 150 mila (5,4%). Sono le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3%) e dai 25 ai 24 anni (7,9%) a presentare i tassi più alti. Il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale, il 2,7% fisica. Lo 0,3%, pari a 74 mila donne, ha subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne, quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4%. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite (33,9% per quelle subite dal partner e 24% per quelle da nonpartner)."

Fonte: ISTAT "La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia - Anno 2006" 21 febbraio 2007

http://www.istat.it/salastampa/comunicati/
non_calendario/20070221_00/testointegrale.pdf


Una donna ogni tre che ci passa davanti è stata vittima di violenza.
E forse non lo racconterà mai.

Vergogna.

lunedì 29 ottobre 2007

Verità


Volo dell'aquila, di H. Lee Shapiro

"Perché l'importante" mi disse
"è che tu sappia la verità.
Finché non la sai - finché non
la capisci veramente - puoi soltanto
afferrarne qualche stralcio, o brandello,
e non senza un aiuto dall'esterno:
da macchine,
uomini, uccelli.
Ma ricordati," disse
"che l'essere ignota non
impedisce alla verità
d'essere vera"

Nessun luogo è lontano, di Richard Bach

Samuel

venerdì 26 ottobre 2007

Enrico Mattei


Enrico Mattei ad un raduno di partigiani

Enrico Mattei non aveva ancora quarant'anni quando fu nominato liquidatore dell'AGIP: doveva smantellare e vendere tutto ai privati. Era il 1945. Finita la guerra, lo Stato aveva solo perso un sacco di soldi con l'AGIP e con l'illusione fascista di poter ricavare energia dal sottosuolo italiano.

Ma Mattei ebbe un'intuizione geniale: scoprì che sotto terra c'era un sacco di metano, gas. Non soltanto non chiuse l'azienda. Anzi la fece crescere, la fuse con altre, la fece diventare ENI. Al punto di contribuire in modo decisivo ad un vero e proprio boom economico in Italia. Al punto, soprattutto, di pestare i piedi alle sette sorelle: le maggiori compagnie petrolifere americane a livello mondiale. Quelle - per intenderci - che forniscono i motivi reali per le guerre degli ultimi anni in Medio Oriente.

Enrico Mattei infatti voleva costruire oleodotti verso l'Italia e giacimenti petroliferi nel rispetto dello sviluppo paritario anche di quei paesi -- che invece allora come oggi vengono solo sfruttati.

Nel 1962, tornando dalla Sicilia a Milano, Mattei muore in un misterioso incidente aereo. Nessuno sa chi è stato; ma tutti sanno che non si è trattato di un semplice incidente.

Questo è il suo ultimo discorso.

Samuel

giovedì 25 ottobre 2007

Usate l'auricolare

Ci illudiamo di inventare come se producessimo dal nulla, spesso usiamo impropriamente il verbo "creare".
In realtà l'unica cosa che sappiamo fare è scoprire, intercettare in un universo ordinato le leggi che lo disciplinano, leggi nel rispetto delle quali produrre oggetti, macchine o idee.
No, non possiamo fregiarci del titolo di "creatori". Colui che crea qualcosa solitamente ha piena consapevolezza delle dinamiche, dei meccanismi e degli eventuali sviluppi ai quali il creato è soggetto.

Non si può dire certo di noi: le nostre "invenzioni" sono spesso imperfette se non alcune volte tremendamente pericolose. Il problema è che ce accorgiamo troppo tardi, quando ormai il danno è fatto.
Il XX secolo è illuminante a questo proposito: grazie ad un'attenta analisi si conclude che, soprattutto verso la seconda metà del secolo è quasi sempre arrivata prima la tecnologia e poi la scienza. Prima si è gridato all'invenzione, poi si è imparato purtroppo a spese altrui, quali potevano essere le implicazioni, le complicazioni e gli effetti collaterali conseguenti che l’applicazione di quella scoperta comportava.

Invece che motore del sapere al servizio del benessere dell'umanità, la scienza sembra avere ultimamente il compito di andare a limitare i danni di "invenzioni" di cui si era andati fieri e orgogliosi per i suoi effetti utilitari prima di conoscerne a fondo i rischi connessi.
La tecnologia ha il sostegno dell'economia, la scienza purtroppo non può vantare gli stessi sponsor.

Qualche voce fuori dal coro c'è. Ricercatori indipendenti invocano spesso il “principio precauzionale", un’idea per l’applicazione delle scoperte che si fonda su una premessa logica e per alcuni fastidiosamente limitante: il fatto che non si abbiano notizie certe riguardo alla pericolosità di una certa "invenzione" non significa che non ve ne siano. Probabilmente significa semplicemente che siamo ancora troppo ignoranti. Occorrerebbe avere delle certezze prima di sfruttare una scoperta su scala commerciale.

Significativo è il caso riguardante telefonia cellulare, televisione e radio (la possibilità di comunicare facendo uso di onde elettromagnetiche), considerati oggi successi tecnologici acquisiti e confermati.
Forse però qualcuno troverà interessante essere informato del fatto che gli studi che hanno stabilito quali devono essere i limiti di esposizione umana ai campi elettromagnetici prendono in considerazione soltanto gli effetti termici dei campi sul corpo umano.
Per la precisione, l'effetto termico è quello grazie al quale le microonde scaldano i cibi.
Il piccolo dettaglio che finora è stato trascurato è che questi campi hanno effetti non-termici i quali dovrebbero essere tenuti in conto per stabilire quali sono i limiti minimi per garantire la salute delle persone.

Sta di fatto che cellulari, antenne e ripetitori sono stati sparsi come fossero coriandoli. Spots pubblicitari simpatici e accattivanti presentano uomini, donne e anche bambini con il telefonino appiccicato all’orecchio che ostentano noncuranza per il tempo che passa in quanto le tariffe sono convenienti.
Un avanzamento verso la modernità, un'opportunità in più per comunicare "senza limiti".
O forse un nuovo problema.
Non è vero che non creiamo niente.

P.S. Usate l’auricolare tutte le volte che vi è possibile.

www.bioinitiative.org

mercoledì 24 ottobre 2007

Paura

Perché una cosa, anche quando l'hai desiderata tanto, ti fa paura nel momento in cui si sta realizzando? Questo non succede solo alle donne?

Samuel

martedì 23 ottobre 2007

Le autostrade del bit


Relativity, di Maurits Cornelis Escher, 1953

In rete non si parla d'altro: il DDL approvato il 12 ottobre in materia di editoria online. Secondo alcuni il disegno di legge obbligherebbe tutti quelli che hanno anche solo un personalissimo e inutile blog (come il nostro), in cui si parla della vicina antipatica o di quando si potevano tenere aperte le porte di casa, ad iscriversi in un registro nazionale simile a quello della carta stampata, con notevole dispendio di tempo e soldi. Senza parlare dei problemi connessi all'eventuale controllo dei poteri forti sulle libere espressioni. Secondo altri, invece, si tratterebbe di un procedimento gratuito e che quasi sicuramente non coinvolgerebbe neppure i blog.

Non voglio entrare nella polemica, anche perché non sarei in grado di sostenerla. Posso tuttavia segnalare alcuni pareri tanto contrastanti quanto condivisibili (?!):
Il mitico ma manicheo Grillo per cui tutto è bianco, oppure nero.
La provocatoria ma discutibile Gabriella di Macchianera.
Il più serio e pacato di tutti, a dispetto del suo cognome: Attivissimo.
Infine, l'opinione umile e chiara di Guido Scorza.

Al di là della polemica comunque, ci sono due elementi che appaiano chiari in questa vicenda.

Primo. La crisi dell'editoria tradizionale è profonda: sempre più persone (soprattutto giovani) si informano attraverso Internet (blog e contro-informazione) e comunque non comprando gli storici quotidiani nazionali. Anche perché la qualità dei quotidiani italiani lascia sempre più a desiderare: quasi tutti schierati da qualche parte nel teatrino della politica italiana, al posto di dare le notizie, le fanno.

Secondo. L'incompetenza e il divario generazionale fra chi governa e chi è governato è sconcertante. Persone che non hanno mai nemmeno acceso un computer, scrivono (spesso con dei beceri copia-incolla) leggi che cercano di regolamentarne aspetti rilevanti. Sarà che hanno paura? Paura di perdere il potere? Paura dei blogger come Grillo che raccolgono più consensi nelle autostrade del bit, che in una manifestazione di piazza?

Samuel

lunedì 22 ottobre 2007

Donne


The sleepwalking Lady Macbeth di Johann Heinrich Füssli

Uno dei pezzi più belli che abbia mai letto sulle donne.

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
"Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà
sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi.
Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l'aspetti...

Di un anonimo, andato in onda nella trasmissione radiofonica Jack Folla di Diego Cugia.

PS: aspettiamo tutti con grande trepidanza un post di Alberto!

venerdì 19 ottobre 2007

Stia tranquillo, lei sta per uccidere un uomo


Scuola di La Higuera dove Che Guevara fu ucciso alle 13:10 del 9 ottobre 1967

Quel giorno Ernesto Rafael Guevara De la Serna, più conosciuto come Che Guevara, di fronte al suo assassino esitante, pare che abbia detto:

Lei è venuto a uccidermi. Stia tranquillo, lei sta per uccidere un uomo

(fonte: Paco Ignacio Taibo II, Senza perdere la tenerezza)

Quarant'anni dopo, un giornale italiano titola così: I 40 anni della morte di Che Guevara. Le celebrazioni di un assassino. (vedi prima pagina).

Samuel

giovedì 18 ottobre 2007

La meno narcisistica delle espressioni


Saul Steinberg, Ragazzina che parla con il padre

«Il disegno come esperienza e occupazione letteraria mi libera dal bisogno di parlare e di scrivere. Lo scrivere è un mestiere talmente orribile, talmente difficile... Anche la pittura e la scultura sono altrettanto difficili e complicate e per me sarebbero una perdita di tempo. C'è nella pittura e nella scultura un compiacimento, un narcisismo, un modo di perdere tempo attraverso un piacere che evita la vera essenza delle cose, l'idea pura; mentre il disegno è la più rigorosa, la meno narcisistica delle espressioni.» - Saul Steinberg, intervista di Sergio Zavoli, 1967

Saul Steinberg è stato uno dei più importanti disegnatori del secolo scorso. Rumeno, nato da una famiglia ebraica, egli affronta i temi più profondi dell'infanzia e del vivere umano attraverso un disegno carico di simbolismo.

In questo disegno, per esempio, illustra una bambina mentre parla con il padre. La linea immaginaria che traccia il “parlare” della piccola – rappresentata con il tipico modo di scrivere dei bambini fatto di forme rotondeggianti – simboleggia la sua immaginazione e fantasia. Immaginazione che viene bruscamente azzittita e repressa dalla perentoria linea spessa del parlare del padre – che rappresenta una voce grossa e rauca (la linea ha i contorni mal definiti); squadrata e spigolosa, ad indicare pure la praticità e razionalità di un adulto. La forma triangolare e l'uncino finale alla base denota una risposta negativa e priva di sentimento alle domande gioiose ed entusiastiche della piccola.

Samuel

mercoledì 17 ottobre 2007

Buongiorno #2

Buongiorno a chi ha la certezza di un futuro luminoso accanto alla donna della sua vita e ogni tanto si chiede se forse non sarebbe il caso di sapere cosa pensa lei al riguardo.

Buongiorno a chi crede che un ragazzo e una ragazza possano essere semplicemente amici. Adamo ed Eva passavano ore a parlare, guarda te quanti bambini sono nati.

Buongiorno a chi pensa di avere di delle idee perchè passa il suo tempo a leggere quelle degli altri sui libri.

Buongiorno a quelli che come al solito hanno frainteso. Maliziosi che non siete altro, il fatto che si rivolgesse a voi con l'epiteto "pulciccio" non significava proprio niente.

Buongiorno a chi si chiede perchè tutte le volte che espongono la Sindone c'è un lenzuolo davanti e non si vede nulla.

Buongiorno alla nonnina che a giorni alterni sbaglia a comporre il numero di telefono e mi chiama piena di entusiasmo dicendo: "Ciao Mariagrazia!"

Semplici coincidenze


Magnolia, di Paul Thomas Anderson (scena d'apertura, inglese)


Sir Edmund William Godfrey
, un cittadino di Greenberry Hill, Londra, viene assassinato fuori dalla propria farmacia da tre vagabondi. I tre vagabondi sono Joseph Green, Stanley Berry e Daniel Hill: Greenberry Hill.
L'opinione di questo umile narratore, si dice nel film, è che in casi come questo non si possa parlare di caso.

L'umile narratore del film racconta in apertura leggende metropolitane di scarsa credibilità. Quella appena descritta, ad esempio, prende spunto da un fatto realmente accaduto, ma ancora irrisolto. Tuttavia, la domanda rimane: sicuri che si tratti di semplici coincidenze? È un caso sentire qualcuno che ti parla di lei, senza nemmeno conoscerla? Incontrarla fra un milione di abitanti in una grande città, proprio quando il tuo pensiero corre verso lei?

L'umile opinione di questo narratore è che non si tratti di semplici coincidenze.

Samuel

martedì 16 ottobre 2007

Walter


Walter Veltroni con Pier Paolo Pasolini, foto amatoriale

Domenica scorsa c'è stato il W-day, il giorno di Walter, in quella che mi è apparsa come una gigantesca farsa della politica. Come se la sua leadership nel Partito Democratico non fosse già decisa, o comunque scontata. Del resto, quali alternative hanno? In mezzo ad una manica di vecchi (non solo anagraficamente) e smidollati leader, un cinquantaduenne con il carisma di Topo Gigio appare proprio l'unica possibilità a sinistra. Dove sono finiti i Berlinguer? Dove, i carismatici leader, di destra o di sinistra, capaci di rappresentare e guidare i popoli? Lo scollamento fra la gente e la politica è un dato di fatto; una tendenza senza ritorno. Ha ragione Bertinotti: c'è un vuoto di politica. Bravo! Ma chi l'ha creato? Non è forse la politica stessa?

Ecco la mia tesi (che poi non è la mia):

La politica non può aiutare la gente

Dimostrazione:
La politica la fa una persona o più persone per conto della gente tutta, o di una parte d'essa. Nel caso della democrazia, ad esempio, si assume che le persone che fanno politica rappresentino la gente, i loro interessi.
Procediamo per assurdo: se riusciamo a dimostrare che questo valga in un microcosmo formato da una sola persona (diremmo con un po' di fantasia, monocrazia), possiamo tentare di dimostrare – per induzione – che valga anche per n, e poi n+1, persone; insomma per tutti.
Tuttavia, una singola persona non è capace di capire da sola nemmeno sé stessa (io per primo). Dunque, non è in grado di fare scelte in cui ci sia la ragionevole certezza di successo. Allora, per il ragionamento di cui sopra, l'ipotesi opposta alla tesi di partenza è assurda persino per n = 1; è perciò sicuramente falsa anche in generale.

CVD

Samuel

lunedì 15 ottobre 2007

Un peu plus de feu


Un peu plus de lumière, dei Groupe F, foto di Jean-François Abbate

Un'emozione calda e luminosa. Il cielo coperto e buio della notte era a tratti illuminato a giorno. La pelle del viso calda, come vicino ad un falò sulla spiaggia con gli amici. La polvere dei fuochi d'artificio scendeva dall'alto sugli astanti, mentre la musica incalzava. La musica si adattava al fuoco e, anzi, dal fuoco stesso traeva ispirazione. Personaggi coperti di fuoco e luce si muovevano su di un palco immaginario, come lontanissimi marziani.

Samuel

venerdì 12 ottobre 2007

In Rainbows


Il sito web del nuovo album dei Radiohead, In rainbows

È forse iniziata una nuova era nella distribuzione della musica? Si può dire, forse, che l'impero discografico che decide cosa e chi ascoltare sia in declino? Possiamo sperare che il successo - anche commerciale - di un artista cominci ad essere legato più alle sue capacità che alla sua immagine? Che su MTV si vedano meno culi e si ascolti più musica?

Non credo.

Oggi comunque ho scaricato legalmente questo ultimo lavoro dei Radiohead: In Rainbows. Si può scegliere il prezzo da pagare ed essere sicuri che questi soldi andranno direttamente agli artisti. Rivoluzionario? Forse. Rimane un ottimo lavoro di una delle poche band che ha aggiunto qualcosa al rock degli ultimi anni. Un lavoro, fra l'altro, fruibile a pochi euro.

http://www.inrainbows.com/

Samuel

giovedì 11 ottobre 2007

Garbieli Editore



Affetto materno, di William-Adolphe Bouguereau (1869)

Ho ritrovato, per caso, un vecchio libro ingiallito dal tempo: si tratta delle poesie che mia madre aveva fatto pubblicare nel 1978, a un anno dalla mia nascita.

L'Amore è desiderio,
ma io ti amo perché
la via più breve
dell'Amore Infinito
è quella della
rinuncia al tuo
amore finito.

L'amore è ... di Lucia


Samuel

Buongiorno #1

Buongiorno a chi questa mattina si è ritrovato a contemplare una donna straordinaria adagiata al suo fianco. E poi si è svegliato.

Buongiorno a te che pensi di non capire niente di politica e invece è la politica che non capisce te e il tuo non capire cose incomprensibili a chi non comprende, te compreso.
E non dire che non hai capito.

Buongiorno a te che ti chiedi spesso perchè il tuo vicino di casa, invece di sopprimersi autonomamente, istiga te all'omicidio preterintenzionale, con tutte i fastidi legali che ne conseguono.

Buongiorno a chi è indeciso se innamorarsi di nuovo o procurarsi un trauma cranico volontariamente sbattendo la testa contro lo spigolo acuminato di un tavolo di marmo.
Per farsi del male da soli non è necessario scomodare i sentimenti.

Buongiorno a chi in ascensore con uno sconosciuto fissa la parete o il pavimento come se ci fosse qualcosa da vedere. Sarebbe meno idiota leggere con vivo interesse l'etichetta con la portata massima e il numero di telefono per le emergenze, no?

Buongiorno, infine, a chi ha visto la trilogia di Matrix e, mentendo miserabilmente, sostiene di aver capito tutto.

mercoledì 10 ottobre 2007

Il cacciatore di aquiloni


Il cacciatore di aquiloni (film), di Marc Forster

«Sono diventato la persona che sono oggi all'età di dodici anni, in una gelida giornata invernale del 1975. Ricordo il momento preciso: ero accovacciato dietro un muro di argilla mezzo diroccato e sbirciavo di nascosto nel vicolo lungo il torrente ghiacciato. È stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente. Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto. Oggi me ne rendo conto.» - Incipit de Il cacciatore di aquiloni


Per chi di voi ha già letto questo romanzo, ci sono buone notizie! Personalmente amo di più i grandi “classici” della letteratura; tuttavia questo romanzo secondo me è una delle migliori opere contemporanee. Scritto in prima persona, da un narratore onnisciente (cioè sa tutto di tutti in qualsiasi momento), è la storia di un ragazzo che cresce in trent’anni di storia afgana. Lo stile è facile e scorrevole. Il coinvolgimento emotivo, totale.

La buona notizia è che uno dei più apprezzati registi contemporanei, Marc Forster (l’autore di Nerverland, tanto per intenderci), ci ha fatto un film, girato in persiano (!!) e con la sceneggiatura dello stesso Hosseini (lo scrittore). L’uscita, prevista a novembre, è stata spostata al 14 dicembre (11 gennaio qui in Italia), a causa di alcune preoccupazioni per l’incolumità dei giovani protagonisti di Kabul, che in questo modo avranno il tempo di trasferirsi negli States.

Samuel

Vancouver, Beautiful British Columbia

Il cielo arancione fa da sfondo a montagne affacciate su una baia che sembrano voler abbracciare.
Un cane nero corre libero sul bagnasciuga di una spiaggia senza ombrelloni nè bagnanti.
I grattacieli impettiti e solenni nelle cui terse vetrate si specchia un cielo che va scurendosi.


Istantanee di un paesaggio che si mostra senza veli in una sera d'estate.
Manca l'elemento umano, la traduzione in sentire del semplice vedere.


Anzi no, c'è.
Dalla terrazza di un hotel gli occhi neri di una giovane donna seguono attenti l'elegante virata di un idrovolante che va a posarsi con leggerezza sul pelo dell'acqua.
Avvolta in un vestito da sera, le spalle coperte da un sobrio scialle nero, sorregge tra le braccia la sua bimba addormentata.

Una cartolina da Vancouver, Beautiful British Columbia