lunedì 19 maggio 2008

Tutti gli ombrelli che ho perso




Io con gli ombrelli sono un disastro: riesco sempre a perderli.

Qui a Torino negli ultimi giorni ha piovuto un po'. Credevo che questa volta sarei riuscito a non perdere l'ombrello. Questo me l'avevano regalato i miei genitori: era piccolo, automatico, piuttosto elegante. Pensavo che fosse tutta questione di concentrazione; io l'ombrello lo devo seguire, ricordare che ora è appoggiato per terra vicino al sedile, poi nel portaombrelli, dopo appeso chissà dove. Caspita. È tutta questione di concentrazione. Pensavo - questa volta ce l'avrei fatta!

Niente. Io con tutti gli ombrelli che ho perso, ci avrei aperto un redditizio negozio. E continuo a perderli! All'inizio credevo si trattasse di una semplice sbadataggine. Questo mio essere sempre sulla luna, pensavo. Invece, ora ho capito tutto: io gli ombrelli non li voglio, non li so tenere. Tutto qui.

Il mio primo ombrello era elegante raffinato eccentrico. Aveva mille colori. Ma io devo averlo tenuto troppo stretto, forse ho avuto poca pazienza, troppa impulsività, non so. Credo di averlo rotto, prima di averlo perso per sempre.

Il secondo che ho perso, se ricordo bene, era a dire il vero di scarsa qualità. Però era così bello... A me quell'ombrello faceva impazzire! Forse il problema fu questo: ero troppo attaccato, troppo attento a quell'ombrello. Mi pareva fragile, ma non potevo esserne schiavo: lo mollai volutamente in mezzo ad una strada. Che peccato!

L'ultimo invece, era tecnicamente perfetto. Aveva un'impugnatura solida, ergonomica; la sua struttura era particolarmente resistente, il tessuto spesso. Anche questo, come il primo, era un ombrello molto elegante. Temo di averlo prestato a qualcuno in un giorno di pioggia. Che sfiga!

Forse devo rinunciare all'idea di avere un ombrello tutto mio, o forse imparare ad averne cura nel modo giusto. Ci sarà un corso per tenere l'ombrello? Fortuna che mi viene in mente quella bella e un po' lasciva poesia di D'Annunzio, e penso che a volte è bello godersi una pioggia fresca...

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

Gabriele D'Annunzio, estratto da "La pioggia nel pineto"

3 commenti:

patri ha detto...

I think, many people can tell stories about the umbrellas...

Every morning, whet I go working, I look at the street and think if it's going to rain or not...
When I think it will be a sunny day and I don't take my umbrella, is is scientifically proven that it will rain...
and the same, when I think that is not going to rain and left my umbrella at home, in little time it rains ...
I think I could be "weather girl" on TV ...
always say the opposite of what I think...

Antonio ha detto...

Pregnante e descrittivo come solo lei sa essere. Direi geniale nell'accezione italiana del termine. Onorato di essere suo amico.

Andrea ha detto...

Noto che siamo in tanti a perderli.
Il fatto che molti di essi vadano smarriti aumenta le probabilità che noi se ne possa trovarne uno quando meno ce lo aspettiamo.
Per decidere di tenerlo dispiegato sopra di noi così da non perderlo per strada.
Complimenti a Samuel.