mercoledì 14 febbraio 2007

India Hotel Otto Sette Zero


Sala d'aspetto di Candida Riva (penna su cartoncino)

A Alpha, B Bravo, C Charlie, D Delta, E Echo, F Foxtrot, G Golf, H Hotel, I India, J Juliet, K Kilo, L Lima, M Mike, N November, O Oscar, P Papa, Q Quebec, R Romeo, S Sierra, T Tango, U Uniform, V Victor, W Whiskey, X X-ray, Y Yankee, Z Zulu.

"Alfabeto fonetico ICAO" è il nome di questo alfabeto usato dalla NATO.

La sua funzione è quella di evitare che vi siano delle incomprensioni nelle conversazioni via radio. Esistono altri alfabeti simili a questo.

Quello della Royal Air Force o quello della Marina Reale Britannica: A Apples, B Butter, C Charlie, D Duff, E Edward, F Freddy, G George, H Harry, I Ink,J Johnny, K King, L London, M Monkey, N Nuts, O Orange, P Pudding, Q Queenie, R Robert, S Sugar, T Tommy, U Uncle, V Vinegar, W Willie, X Xerxes, Y Yellow, Z Zebra.
Ne usiamo anche noi uno simile quando al telefono diciamo "B di Bologna" o "G di Genova".

D'accordo che nella vita è importante comunicare in modo chiaro e univoco ma sembra che in ambito militare non ci si possa proprio permettere che qualcosa vada storto.
Però succede lo stesso.

"India Hotel Otto Sette Zero" è il nome di un volo.
Un volo, l' IH870, che è decollato a Bologna, aereo "I-TIGI", compagnia aerea italiana Itavia, ore 20,08 del 27 giugno 1980.
Un aereo che non è mai arrivato a Destinazione e col termine "Destinazione" non intendo semplicemente un aeroporto di arrivo.
Non conosco persone che viaggiano per il gusto di raggiungere aeroporti.
Di solito quando si viaggia lo si fa per raggiungere persone.
E allora la Destinazione è lì, dove parenti e amici attendono con aspettazione l'arrivo dei loro cari.
Ecco perchè è così triste quando qualcuno non arriva a Destinazione.

Una sala d'attesa e una sera d'estate.
Elementi classici, presenti in molte storie.
Quelle che iniziano in modo sempre così tragicamente normale.
Il solito annuncio del solito ritardo, poi l'attesa comincia a pesare, il disagio si trasforma in ansia, l'ansia in angoscia e poi... e poi il vuoto.
Quello infinito.
Come il dolore di chi pensa di tornare da un aeroporto in compagnia e invece si trova a tornare da solo in macchina nel buio della sera con le lacrime agli occhi e una notizia che non si vuole dare.
Che cosa è successo a quell'aereo?
Bella domanda.
La risposta un po' meno: non lo sappiamo.

Qualcosa però possiamo intuire.
Ci rimangono alcune istantanee di quei momenti, delle foto nelle quali non si vede niente, degli scatti dai quali però si capisce qualcosa.
Per esempio che non è stato un incidente.


Il tracciato radar

Un radar è come una torcia nel buio, emette un fascio di luce.
Un fascio di luce che non si vede, ma che consente di vedere cose lontane.
Il radar dell'aeroporto di Roma-Ciampino, ogni sei secondi concludeva un giro d'antenna "guardando" lo spazio aereo fino a 200 Km di distanza.
Che cosa si vede sullo schermo di un radar?
Un radar (RAdio Detection And Ranging) ha uno schermo ma non è un televisore, non intrattiene con immagini dinamiche e colorate.
Però qualcosa si vede lo stesso.
Punti.
Plots in gergo radaristico.
Quello che essi dicono non si sente con gli orecchi, lo si interpreta con gli occhi.
I plots dicono che l'aereo stava percorrendo la AMBRA13.
AMBRA13 non è il nickname di un travestito.
E' uno spazio aereo largo qualche chilometro utilizzato in prevalenza dai voli civili che salgono o scendono dall'Africa.
In prevalenza.
Sì perchè ogni tanto si fa un giro da quelle parti anche qualche aereo militare, o almeno così si dice in giro.
Unendo i plots generati quella sera si disegna una rotta lineare, un percorso nei cieli.
Eccoti lì, IH870. Che ti è successo?

La matita si alza dal foglio nel posto sbagliato. Questa linea si interrompe dove non deve, dove non si può, in mare aperto lontano da qualunque possibile testimone, in un luogo segnato sulle carte nautiche come "punto Condor".
Lì dove si trova la "fossa del Tirreno", l’unica area di questo mare in cui l'abisso sprofonda per 3.620 metri.
Lì dove l'acqua è fredda e la luce non filtra, dove anche ai pesci mancherebbe l'aria.
Vicino all'ultimo plot relativo allo I-TIGI, lì in mare aperto, ve ne sono altri.
Non due o tre.
Di più.

Il National Trasportation Safety Board è un ente statunitense di grande prestigio, al quale tutti i paesi si rivolgono in caso di disastri aerei.
L' NTSB studiando quei plots ha detto una cosa, una cosa che molti si aspettavano.
"...un oggetto non identificato ha attraversato la zona dell'incidente da ovest a est ad alta velocità (350 nodi) più o meno alla stessa ora dell'incidente".


Forse un gabbiano scappato di casa, o più verosimilmente un alieno in ritardo per cena.
Sicuramente un UFO.
Unidentified Flying Object.
Una cosa che sai che c'è ma che non sai cos'è.
Il radar ogni sei secondi lo vede e te lo dice, con discrezione, ma te lo dice.
Poveretto il radar di Roma, più lontano guarda, peggio vede. Sembra un nonnino miope.
Vede soltanto oggetti che si muovono ad una altezza superiore a 20000 piedi (6100 m), l'altezza minima di detenzione.
Questo significa una cosa molto simpatica: che se voi pilotaste un caccia militare e voleste fare uno scherzetto scemo al radar, potreste volare al di sotto di quella soglia e scorrazzare allegramente per i cieli senza essere individuati, per poi salire oltre i 20000 piedi, dire "marameo" e scomparire di nuovo nel nulla.
Oppure, invece che dire "marameo", sparare un missile e colpire l'obiettivo sbagliato.
Che so, un aereo civile che si sta dirigendo verso Palermo.
Per esempio.

Sempre per esempio, qualcuno ha detto che sotto l'aereo Itavia volava un Mig libico e che un aereo della NATO per colpirlo, ha accidentalmente centrato l'I-TIGI.
Quel caccia sarebbe stato di ritorno dalla Jugoslavia dove aveva fatto la manutenzione e si sarebbe nascosto sotto l'I-TIGI per nascondersi ai radar della NATO.
Oppure l'obiettivo sarebbe potuto essere l'aereo dell'Air Malta che volava sulla stessa rotta ma con un ritardo di circa tredici minuti sul piano di volo.
Sì perchè Malta aveva deciso di liberarsi dell'influenza politico - militare della Libia e questo al colonnello Gheddafi non andava proprio giù.
Un uccellino ha detto che un Mig libico voleva abbattere con un atto terroristico l'aereo maltese e invece ha colpito per errore l'aereo I-TIGI.
Ma il radar queste cose non le dice, lui si ostina silenzioso a visualizzare puntini luminosi sullo schermo. Lui opinioni non ne ha.
Peccato, perchè lui è quello più informato.


Le trascrizioni delle comunicazioni

Ore 18,56,54 Zulu - ore 20,56,54 locali
IH870 - "Roma, buonasera. È l'IH870."
Roma - "Buonasera IH870, avanti."
IH870 - "115 miglia per Papa-Alfa... per Papa-Romeo-Sierra, scusate. Mantiene 250."
Roma - "Ricevuto IH870. E può darci uno stimato per Raisi?"
IH870 - "Si: Raisi lo stimiamo per gli uno-tre."
Roma - "870 ricevuto. Autorizzati a Raisi VOR. Nessun ritardo è previsto, ci richiami per la discesa."
IH870 - "A Raisi nessun ritardo, chiameremo per la discesa, 870."
Roma - "È corretto."

La cabina di pilotaggio di un aereo non è molto spaziosa, c'è giusto lo spazio per muoversi ai comandi e per stare in piedi quando si ha bisogno di sgranchirsi le gambe.
Allora, impostata la rotta, ci si può permettere un minimo di relax e così chiacchierare di tutto un po'.
Non si ha il pensiero che ogni singola parola detta passerà attraverso i microfoni e attraverserà centinaia di chilometri per essere registrata a terra su un nastro che scorre silenzioso:
"Allora siamo a discorsi da fare... [...] Va bene i capelli sono bianchi... È logico... Eh, lunedì intendevamo trovarci ben poche volte, se no... Sporca eh! Allora sentite questa... Gua..."

18,59,45 Zulu - ore 20,59,45 locali ultimo segnale dell'aereo

Un incidente, il cedimento strutturale di un aereo, non interrompe istantaneamente una persona che sta dicendo "Gua...".

19,04,28 Zulu - ore 21,04,28
Roma - "IH870!, IH870!, IH870!"
Nessuna risposta. Neanche oggi dopo quasi 30 anni.

Qualcuno dice che le verità vengono sempre a galla, e io ci credo. E' così vero che, quando nonostante le indagini questo non accade, è perche esiste una forza che tiene ancorato al fondo ciò che non deve salire in superficie.
Nessun alfabeto al mondo è adatto per esprimere quello che non si vuol dire.
Perchè a volte
la verità è più dolorosa del silenzio.

"India Hotel Otto Sette Zero" è il nome di un volo.
Un volo sul quale ci sarebbe molto altro da dire.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha emesso in data 15.12.2005 la decisione sui presunti depistaggi. Il dispositivo della sentenza http://www.stragi80.it/documenti/processo/appello/motiviappello.pdf
ha però un contenuto diverso e più ampio di quello che è stato fatto conoscere ai giornalisti: http://www.stragi80.it/documenti/processo/appello/dispositivo.pdf
Se non è un falso, come può essere qualificato l’episodio?
Possibile che nessuno l’abbia notato? Io sono sospettoso e ne chiarisco i motivi nel mio sito
http://www.studiolegalebrogneri.it

Anonimo ha detto...

A suo tempo ho avuto modo di raccontare la storia del disastro di Ustica in un primo testo intitolato AI MARGINI DI USTICA e, all’esito del processo sui presunti depistaggi a carico dei generali, in un secondo libro con titolo AI MARGINI DI USTICA 2 – IN TUTTA OMERTA’.
Successivamente, nel dibattere specifici argomenti sul tema con occasionali frequentatori di blog, ho compreso che per una seria trattazione del caso non può prescindersi da un minimo di conoscenza dei fatti.
Pertanto, intendendo sollecitare l’attenzione dei lettori su alcuni aspetti che ad oggi non hanno trovato giusto rilievo nei media e favorire in tal modo l’apertura di una discussione più accattivante, riporto alcuni passaggi – tratti dai predetti testi - che possono comunque generare delle riflessioni.


Dal libro “AI MARGINI DI USTICA”
Capitolo X
Una sesta ipotesi
… Egli non conosceva i particolari né le varie fasi del mio nuovo e diverso orientamento sulla questione del Mig libico. Gli raccontai tutto dall'inizio e lo pregai di essere cauto e riservato. Soprattutto gli rimarcai che io stesso nutrivo perplessità, anche sulle mie stesse opinioni, che consideravo semplici ipotesi e nient'altro.
- Perché tanto interesse dei tedeschi? Gli domandai incuriosito.
Gumpel sospirò malinconico e mi guardò con aria sorpresa.
- Ma come! ... Ramstein (49) è stata una grande tragedia nazionale. Noi siamo tutti convinti che c'è uno stretto legame tra la nostra vicenda e Ustica. -
- A che punto sono le indagini?
Il giornalista si strinse nelle spalle:
- Purtroppo, abbiamo grosse difficoltà nell'inchiesta. -
- Non mi dica che i vostri magistrati stanno prestando credito all'ipotesi della collisione in volo! E' così evidente che non ce n'è stata! E poi ... sono state identificate quelle due persone su quel terrazzo? -
- E' proprio questo il punto. La nostra magistratura nutre forti sospetti su quelle due presenze che, ad oggi, non è stato possibile identificare e rintracciare.
- Comunque, è stato un attentato. Di questo sono convinto. - Obiettai - Naldini e Nutarelli non dovevano parlare col giudice, e qualcuno ha deciso di tappar loro la bocca, per sempre. -
M'aspettavo, a questo punto, che Gumpel volesse approfondire l'argomento. E invece:
- Può chiarirmi la storia del Mig? - Mi domandò mentre con l'indice sottolineava, nella lettera del 2.3.1994 che avevo inviato a Claudio Gatti, l'ipotesi della possibile sostituzione del Mirage (o del Kfir) col Mig.
- Questa mi sembra più che probabile. - Gli risposi - Ho già chiarito la questione a Priore: io non ho visto il Mig libico, ma sicuramente un aereo militare con ali a delta che non può essersi volatilizzato. Forse era un Mirage o forse era un Kfir. Questo è tutto da chiarire. -
- E Gheddafi, dunque, c'entra o no? - Domandò il giornalista.
- Io dico solo che, nel corso delle indagini su Ustica, ci si è imbattuti in un caccia libico. Ma questo non significa necessariamente che quella libica sia la pista giusta. -
- In questa lettera a Gatti, lei ipotizza che in Sila i servizi possano aver fatto il "gioco delle tre carte".-
Vede, io sono convinto che là a Castelsilano non sia caduto nessun Mig. Quello che è stato rinvenuto è solo l'aereo che s'è voluto far trovare per nascondere una ben diversa realtà.
Qual è? - Incalzò Gumpel.
- Quella, per esempio, che avrebbe fatto figurare altre nazioni tra le principali protagoniste della battaglia aerea. E in tal caso, se ho ben visto, la Libia avrebbe avuto un ruolo del tutto marginale; il suo sarebbe stato nient'altro che una comparsata posticcia, finalizzata a far sì che, nel tempo, ove non fosse stato possibile il definitivo insabbiamento, vi fosse almeno la possibilità di puntare sul male minore: la pista libica appunto. - "
Gumpel, incredulo, guardò negli occhi i suoi collaboratori, ai quali, di tanto in tanto, riportava nella loro lingua i punti salienti del nostro colloquio. Poi, con un cenno delle mani, m'invitò a continuare. …


Dal libro “AI MARGINI DI USTICA 2 – In tutta omertà”
LIBERTA’ DI STAMPA
“… Mannucci tradiva nel corso del dialogo una certa preoccupazione, e la questione mi procurava dispiacere. Non volevo creargli problemi con l’editore, e tuttavia mal sopportavo di essere stato gabbato. Quella sua proposta di rettifica, mediante pubblicazione di un trafiletto, non mi pareva in ogni caso adatta a rimettere le cose al loro posto. La rifiutai con decisione.
- Assolutamente no. - Risposi - Le sembra la stessa cosa? Chi mai andrà a leggerla così relegata in quello spazio? E sul resto? -
- Cosa c’è di più? - Domandò Mannucci.
- Non è il momento di approfondire, ma non le pare che anche il contenuto lasci a desiderare? -
- Cos’è che non va?! Ho riportato il suo pensiero in sintesi –
- Lei non si rende conto che già lo stesso titolo “credevo di aver visto l’aereo libico ma si trattava di un Mirage francese” fa intravedere una mia grave incertezza? –
Mannucci fu costretto a improvvisare una diversa interpretazione, ma non riuscì a convincermi.
- Lei, avvocato, è accecato dalla passione per Ustica, e questo le fa onore. Nondimeno, io credo che lei stia vedendo il diavolo là dove non c’è peccato -
- Resto della mia convinzione. Il suo obiettivo era di attaccare i magistrati evidenziando alcune loro manchevolezze sulla tipologia del mio aereo - Gli contestai.
- Non vedo nessuna discordanza sostanziale. Ho in fondo sintetizzato il suo pensiero e glielo dimostro. Lei dice… ecco: “Non posso accusare di malafede i giudici”-
- Visto? Non c’è proprio nel suo articolo. Non è stato riportato di proposito – Dissi imbronciato.
Mannucci balbettò parole senza senso e, per l’imbarazzo, pareva proprio volesse imprecare contro qualcuno. Sembrò alla fine convincersi che qualcosa non era andato per il verso giusto e cedette accettando la mia nuova proposta di scrivere un secondo articolo in tempi brevi e prima della seconda udienza dibattimentale fissata per il 16 ottobre. Anche sotto tale profilo, però, rimase inadempiente, costringendomi a una azione giudiziale avanti al Tribunale di Roma.
- Non me lo aspettavo! – Esclamò a telefono - Lei può avere ragione sul fatto della mancata pubblicazione del secondo articolo, ma la verità è che, per una emergenza, non ho avuto la possibilità di presenziare alla seconda udienza del processo. E io in ogni caso non avevo capito che quello suo era un termine ultimativo -
- Non è colpa mia però. Credevo di essere stato chiaro – Gli risposi.
- Quel che mi ferisce nella sua citazione, – soggiunse Mannucci - è che lei metta in dubbio la mia professionalità alludendo al fatto che io avrei servito quei soggetti interessati a occultare la verità su Ustica perché potenti o perché insediati nel mondo politico ed editoriale -
- Ho leso la sua dignità professionale? Bene, il suo avvocato saprà come chiedere i danni - …”
TRADIMENTO
“… Tonino commentò l’episodio con graffiante comprensione.
- E’ tutta gente che può vantare amicizie altolocate, contro le quali puoi far poco. E se pensi di poter essere tu a mettere in luce i misfatti di Ustica, devo convincermi che sei proprio ingenuo -
Non seppi dargli torto.
- Vabbé! - Buttai riesumando Scaloni - Ma non puoi negarmi il diritto di reagire se qualcuno m’accusa in mala fede di essere un assassino. Le offese sono lì, sono parole pesanti, amplificate dai microfoni e riprese da internet, ti rendi conto del contesto? -
- E che vuoi farci! - Esclamò Tonino - Dopo tutto potrebbe essere stato davvero un lapsus, no? -
- Un lapsus? E perché non ha chiarito!? Ha avuto tanto tempo per scusarsi! E invece, sai che ha fatto? Ha finto. Ha sostenuto di aver sottoposto ai giudici alcune domande di cancellazione delle espressioni offensive, e si è poi scoperto che si trattava di vere e proprie simulazioni, di istanze “ballerine” che potevano saltare da un procedimento a un altro per poi scomparire all’occorrenza. I suoi difensori hanno sostenuto che io avrei dovuto mettere la sordina all’episodio, e sai perché? Perché, dal loro punto di vista, il loro assistito non poteva e non doveva fare una brutta figura. Lui, il principe del Foro anconetano, il fondatore della Camera penale di Ancona, lui non poteva scoprirsi. La gente, i suoi clienti non dovevano sapere che, per imprecisati condizionamenti, non aveva onorato il processo di Ustica. Nessuno aveva il diritto di sapere -
Tonino prese fiato e insistette sulle sue apprensioni:
- Sono fatti gravi senza dubbio. Il pericolo è però in questo, nel potenziale allarme che suscitano certe riflessioni. Tu non puoi parlare di condizionamenti senza uno straccio di prova. Ti rendi conto dei rischi? - Osservò.
- Sono stati loro e non io, sono stati proprio i difensori di Scaloni a coinvolgere i magistrati della Procura di Roma. Vuoi sapere cosa hanno scritto a discolpa del loro rappresentato? Hanno detto che il loro cliente aveva dovuto aggiornarsi in tutta fretta sull’episodio del Mig perché solo pochi giorni prima dell’arringa qualcuno dalla Procura gli aveva fatto sapere di dover trattare anche la questione della possibile connessione con la caduta del DC9. Chiaro? Accantoniamo pure la prospettata incredibile interferenza della Procura, ma milioni di pagine, inevitabilmente correlate alla storia di una battaglia aerea, con un presunto Mig libico onnipresente, un Mig che lasci a Castelsilano e te lo ritrovi a Pratica di Mare dopo che era stato restituito alla Libia di Gheddafi, un Mig che appare e scompare come le ballerine di Scaloni, una mole, dico, così imponente di pagine può essere digerita in pochi giorni? -
Tonino a questo punto si mostrò sconcertato.
- E tu credi possa bastare per ipotizzare…? - Domandò
- Non ho elementi decisivi per sospettare grandi manovre. Ma a volte le verità fanno capolino proprio dietro i lapsus e, dopo quello di Scaloni, di lapsus ce ne sono stati altri - Esclamai rigirandomi tra le mani il libro che era stato da poco pubblicato dagli Editori Riuniti.
Tonino si incuriosì.
- Un altro libro su Ustica?! -
- Un altro libro, sì. E sai chi sono gli autori? Sono Erminio Amelio e Alessandro Benedetti, rispettivamente Pubblico Ministero e avvocato di parte civile nel processo Ustica, un libro scritto a quattro mani. E su questo, lasciamo perdere. Ci sono dei passaggi strani però -
Tonino non poteva ancora raccapezzarsi.
- “ IH870 - Il volo spezzato” - Scandì lentamente.
- Già, “Il volo spezzato”. Non riuscivo a trovarlo in libreria. Internet l’aveva pubblicizzato col diverso titolo di “ Ustica - Diario dal processo”. Ho fatto varie telefonate a Roma, all’avvocato Benedetti e, per ultimo, allo stesso editore. Ho saputo alla fine che era stato ristampato col titolo attuale, e hanno fatto bene visto che è stato scritto mentre si celebrava il processo -
- Non potevano farlo? -
- Non lo so. - Risposi - Pensa a quel che è successo alla Forleo e a De Magistris. Lasciamo perdere Benedetti, ma per i magistrati ci sono dei limiti fondati sull’opportunità di non diffondere dichiarazioni sui processi loro affidati -
- E che hanno scritto di tanto grave? -
- Leggi qua! - Gli dissi aprendo il testo a…”
Saluti.
Enrico Brogneri ( www.studiolegalebrogneri.it )