mercoledì 28 marzo 2007

Cose da bambini



Maggio 1939.
Dieci centesimi di dollaro per acquistare il numero 27 della rivista
DC Detective Comics.
In copertina, per la prima volta, un uomo mascherato di nero e grigio con un mantello viene raffigurato mentre si libra sui tetti della città.
"Starting this issue: the amazing and unique adventures of THE Batman!"
, Il Batman. E non è un errore.
Batman come nome proprio semplicemente non esisteva ancora, ci si riferiva a lui come a "L'uomo pipistrello".
Con il passare degli anni Batman è finito per diventare un nome proprio, un nome che non ha più bisogno dell'articolo determinativo davanti.

Il Batman di oggi è una figura moderna, oscura e intimista, che si muove in una città neogotica, cupa e ostile, dove la separazione tra vittime e carnefici è netta.
Non per niente si chiama Gotham City.

Certo, immagino che qualcuno sia già pronto a etichettare l'argomento come infantile, puerile e bambinesco.
Appunto.
E' questo il tipo di persona che mi dà spesso lo stimolo per scrivere. Sono questi semplificatori che relegano argomenti come questi a relitti della memoria che senza un motivo ben preciso si è scelto di seppellire sotto una supponenza antipatica e illusoriamente adulta che provocano la mia reazione.
Ergo, se scrivo è anche colpa loro.

Batman non è un personaggio per bambini. La sua figura emoziona adulti che sanno guardarsi dentro o meglio, che vogliono guardarsi dentro.
Direi che è il suo lato profondamente umano a renderlo un personaggio così avvincente.
Non stiamo parlando di Superman, di un extraterrestre con il tirabacio sulla fronte e il sorriso di chi sa di potercela fare sempre e comunque; uno che la notte porta a spasso per i cieli di Metropolis illuminata la stessa donna che quando ha gli occhiali lo chiama Clark Kent e lo considera innocuo quanto imbranato.
Batman sa che ogni notte potrebbe essere la sua ultima.
Nonostante egli tenti di eccellere in ogni suo gesto e azione, a differenza di tanti altri supereroi, egli può fallire. E fallisce.
Ma lo ritroviamo sempre in piedi, come ci si aspetta da un vero eroe.

Ah sì? E chi è un eroe?
L'allenamento fisico, lo studio, l'abnegazione creano uomini brillanti, forti ed eclettici ma sono le scelte, solo quelle, a identificare uomini più o meno valorosi come eroi.
Batman è un eroe perchè ha fatto una scelta.
Ha rinunciato a una vita passiva ed egocentrica per difendere la giustizia con tutte le sue energie.
Egli è un fondamentalista, un fanatico, la sua lotta al crimine non è un dovere morale, è un bisogno dell'anima, una risposta all'inconscio senso di colpa che lo affligge da quando ha visto uccidere sotto i suoi occhi i suoi genitori da un rapinatore quando era bambino.
Batman è diventato l'uomo pipistrello quel giorno, quando si è reso conto che la spensieratezza si può tramutare in vuoto nell'intervallo di alcuni spari.
Quando si è chiesto se avrebbe potuto in qualche modo impedire tutto questo.
La risposta non l'ha trovata, perchè è la domanda che non esiste.
Però, ogni volta che assicura un criminale alla giustizia la sua sete di riscatto, quel senso di colpa irrazionale quanto nascosto, si attenua per poi ricomparire in tutta la sua devastante forza destabilizzante e opprimente.

Sconfiggere il male è la sua lotta, infinita e sfibrante, il Male è espressione di una società malata e il suo colpire singoli individui non cancella la malvagità, libera soltanto il posto per nuovi criminali pronti a colmare i vuoti lasciati.
E' questa in realtà la notte dell'anima che avvolge questo cavaliere dell'ombra, inseguito da se stesso come dal suo peggiore nemico.

L'oscurità, le tenebre nelle quali si aggira con grande disinvoltura sono le stesse che si porta dentro, un elemento al quale è abituato, un qualcosa che ha imparato a conoscere e che ha imparato a usare come alleato.
Ogni giorno, al calar del sole esce e affronta se stesso, la sua paura, i suoi limiti e lo fa con un costume e una maschera, con un comportamento da squilibrato che certamente non si può definire neanche in minima parte "sano".
La verità è che egli non può ostentare una sanità mentale di molto superiore ai suoi pazzi nemici, il Joker, Duefacce e Enigmista, anche loro portatori di improbabili maschere e costumi.
Chi può vantare a questo mondo una salute psichica senza sbavature e zone d'ombra? Non noi, non Batman.

Cio che distingue Batman dai suoi antagonisti quindi, non è tanto il modo di porsi e di vedersi quanto gli obiettivi che vuole raggiungere, quelli legati, nel caso del Cavaliere Oscuro, alla giustizia e alla battaglia contro l'oppressione degli indifesi.
E allora l'uomo pipistrello è in continua lotta contro se stesso, contro gli altri, tragicamente asfissiato tra concetti la cui applicazione pratica fa la differenza tra un uomo qualunque e un uomo di nobili ideali, giustizia o vendetta, paura o coraggio.

E' stato già detto, sono le scelte che fanno di un uomo un eroe.
E Batman sceglie anche di essere Bruce Wayne (non il contrario), ricco miliardario a tratti arrogante a volte altruista e generoso; ma non lasciatevi ingannare questa è l'identità realmente falsa, una parte recitata, priva di coerenza e continuità ma utile, in quanto Batman ha la necessità di vestire una maschera comune dietro alla quale nascondersi quando è giorno e la sua missione deve aspettare.
Per quanto sincera, la personalità di un uomo che sceglie di avere due identità inquieta, impaurisce.
Bruce Wayne ricco, brillante e famoso invece di attirare le donne, le allontana, le intimorisce. Non riesce a essere sereno, con o senza maschera è continuamente vigile, attento, sotto sforzo, è sempre Batman. E quando una donna scopre un animo così sofferente non può che ritrarsi, soprattutto se le cause di tale tormento interiore le rimangono nascoste.
Anche se amici e alleati lotteranno al suo fianco, Batman continuerà ad essere solo, a vigilare sugli altri per proteggere se stesso.

Lo so, abbiate pazienza, gli adulti non perdono tempo con i fumetti, queste sono cose da bambini.


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