Peppino insieme al fratello Giovanni
La Sicilia. Cinisi. È notizia di questi giorni che la “Casa della Memoria” di Peppino Impastato sia stata oggetto di intimidazioni in due occasioni: prima l'11 e poi il 12 giugno. Due, quasi a voler sottolineare che non si tratta di una semplice “bravata”: gli autori hanno cosparso di acido la facciata della casa. Acido, acido corrosivo.
Peppino Impastato fu un giovane attivista politico, morto ammazzato a trent'anni, membro di una famiglia mafiosa, dalla quale si separò e che in seguito combatté. Una lotta difficile e dolorosa, anzi letale, contro la mafia; non certo contro la famiglia, che pure poi prese le distanze dal clan. La sua storia è diventata una pellicola cinematografica bellissima: I cento passi, di Marco Tullio Giordana. Peppino, fra l'altro, diede vita ad una radio (Radio Aut) di cui ancora oggi si possono ascoltare alcune registrazioni originali: monologhi folli dissacranti e soprattutto apertamente invisi alla mafia locale, come la “Cretina commedia”.
Una storia, questa, che forse molti, come quelli che hanno compiuto i vandalismi nella casa che fu di Peppino, vorrebbero cancellare. Corrodere, come sotto l'azione di un potente acido. Eppure, mi dico, c'è il rimedio all'acido corrosivo dell'imbecillità, del revisionismo per qualche tornaconto politico o – più semplicemente – dello scorrere del tempo: si chiama cinema, come nel film di Giordana, o forse musica, come nella canzone dei Modena City Ramblers. Insomma, si chiama poesia.
«Appartiene al tuo sorriso
l'ansia dell'uomo che muore,
al suo sguardo confuso
chiede un po' d'attenzione,
alle sue labbra di rosso corallo
un ingenuo abbandono,
vuol sentire sul petto
il suo respiro affannoso:
è un uomo che muore.»
Poesie, di Peppino Impastato