Quella notte, era ottobre, aveva appena smesso di piovere.
Le strade del quartiere dell'Università erano deserte, neanche un portico dove ripararsi.
Foglie rosse, gialle e marroni avevano, sotto pressante insistenza della pioggia e del vento, abbandonato i rami degli alberi per adagiarsi sul soffice prato inglese di una villetta in stile anglosassone, i mattoni rosso acceso, gli intonaci e gli infissi, invece, chiari.
Dietro i vetri di una finestra al piano terreno sembrava proprio di riuscire a distinguere due figure giovanili ben vestite, l'una di fronte all'altra.
Una comodamente seduta, l'altra in piedi con le braccia conserte e lo sguardo affilato.
Un sottile nervosismo tendeva l'aria.
"Allora, cosa mi dici di Anna?"
"Uhm, simpatica..."
Questa fu la goccia dopo l'ultima.
Inevitabilmente il vaso traboccò.
"Simpatica?
Ho sentito bene? Hai detto simpatica??!!
Tutto qui?
Dopo tutti questi mesi che ci usciamo insieme l'unica cosa che sai dirmi di lei è che la trovi "simpatica"?
Eh no, adesso mi fai il favore, abbandoni per un attimo il tuo insopportabile contegno da intellettuale apatico e mi ascolti bene:
Sei incorreggibile!
Sarò anche indelicato ma devo essere sincero: ci siamo conosciuti all'inizio dei corsi, sono anni ormai che passiamo da una compagnia all'altra, hai conosciuto diverse ragazze che, ciascuna a modo suo e per tua stessa ammissione, trovavi interessanti, hai avuto modo di avvicinarti ai loro amici, alle loro famiglie, sei venuto in contatto con i loro mondi, in alcuni casi sei persino riuscito a divenirne parte, eppure niente.
Niente di niente.
Non un passo avanti, non un cenno che fosse l'inizio di qualcosa.
Bene, forse non erano così disponibili ad accettare i tuoi acrobatici contradditori.
Ma adesso che è arrivata Anna, una ragazza che finalmente sembra averti capito, compreso, o forse no, forse non ti ha capito, non ti ha compreso ma di sicuro ha mostrato di apprezzarti così come sei, anzi correggo, fastidioso come sei, tu che fai?
Non ti lamenti, non sei entusiasta, non esprimi un'intenzione, un qualunque proposito: lì assorto, con le gambe accavallate e lo sguardo appeso per aria, te ne esci con un aggettivo buono per la moglie di un tuo collega di lavoro: "simpatica"!
Ma ti rendi conto che ti stai facendo sfuggire un'occasione dopo l'altra!
Quando mi chiedo, quando la smetterai di essere così indolente!
Sai che ti dico?
Ha ragione chi dice in giro che sei troppo esigente, che sei alla ricerca della donna perfetta, della ragazza dei sogni.
Ti do una notizia, leggi il labiale: Non Esiste La Persona Che Idealizzi.
E fino a che non capirai questa verità elementare, sei inesorabilmente condannato a vivere da solo.
Ma è ovvio!! Non sarai mai soddisfatto di nessuna perché persisti nel ricercare persone irreali, che non esistono!"
Una pausa per riordinare le idee e l'arringa accusatoria riprese con maggior forza.
"Aristocratico signorino tutto d'un pezzo, ma quando troverai qualcuno che ti aggradi? Chi devi conoscere ancora? Guardami!
Dimmi chi è la persona che sogni di incontrare! Com'è fisicamente, come si veste, come si esprime.
Credimi, saremmo tutti davvero curiosi di sapere CHI è che devi ancora conoscere per poter mettere la parola fine a questa tua pretenziosa e inconcludente ricerca!"
Tutte le parole erano uscite una alla volta, ben scandite certo, ma senza pause che consentissero la normale frequenza respiratoria.
E' fuor di dubbio, un amico infuriato è un amico vero.
Rimasto in rispettoso silenzio fin qui, l'oggetto di tanta indignazione si alzò con ritrovata energia e, con fare velatamente divertito e un po' impertinente, lasciò la comoda poltrona per raggiungere con passo calmo la porta; nel farlo, appoggiò la mano sulla spalla dell'amico alterato e, avvicinatosi con complicità rispose: "Me stesso mio caro, me stesso".
Questo dialogo è buttato lì un po' così, non ha nè capo nè coda, manca l'introduzione, il finale è tronco e molto probabilmente di questo colloquio si può pensare la stessa cosa che si pensa di uno dei due protagonisti: che è semplicemente sconclusionato.
Tuttavia, il giovane apparentemente indeciso mi ha dato l'impressione di avere una convinzione che appartiene a molti di noi:
che molto spesso le storie più belle sono quelle che non sono ancora state raccontate.