"Le figure animate stanno ritteadornando ogni pubblica viaE sembrano respirare nella pietra, omuovere i loro piedi di marmo."
Pindaro, Settima delle Olimpiche IV Secolo a.C.
E' destabilizzante.
Trovarsi in presenza di personaggi che occultano il lato fragile della loro persona.
Tutti d'un pezzo.
I LUI e le LEI che possono permettersi distanze e mancanze ostentando il gelido contegno di chi non ha nulla da perdere.
Ci si ritrova increduli di sé stessi a idealizzare questi automi, esseri auto-costruiti, senza apparenti debolezze, aventi un distacco che li protegge da tutto ciò che invece tormenta i 'vivi'.
Ma non è un merito, la verità è che sono soli, inattaccabili perchè isolati.
Fortezze inaccessibili, diroccate perchè troppo remote per esser vissute.
Hanno ceduto al fascino dell'autocelebrazione, si sentono al sicuro perchè sono in gabbia.
Ciò che dovrebbe opprimerli, per assurdo li conforta.
Sognano il potere, il controllo e qualche volta si impegnano così tanto nel perseguirli che riescono persino a provarne il brivido.
Passato il fremito, viene il tempo di rendersi conto di non appartenere a nessuno, di accorgersi che il telefono non squilla e che nessuno sente la loro mancanza.
Troppo, francamente troppo pesante da portare questo carico.
Si reprime questa consapevolezza sotto un ampio tappeto fatto di glaciale sicurezza di espressioni e di gesti.
E si attende fiduciosi il prossimo brivido.
Cosa offrire a chi si comporta come se avesse già tutto?
Un'altra prospettiva.
Una diversa angolazione.
E nient'altro.
Niente altro.