domenica 5 dicembre 2010

A capo



Image by Polylooks

Esiste una spiaggia la cui sabbia è fine e bianca, una spiaggia così bella che le stelle marine la scelgono per arenarsi e così lasciarsi seccare dal sole quando esso è alto nel cielo.
E' qui che ogni giorno giungono a riva diverse bottiglie di vetro tappate con uno straccio e sigillate con una colata di cera liquida, quelle che naviganti annoiati o disperati naufraghi in balia delle onde riempiono di foglietti di carta ingiallita scritti con grafia tremolante difficile a interpretarsi.
Non semplici bigliettini bensì brandelli di vita intrappolati nel vetro trasparente ai quali sono affidate memorie e speranze, rimpianti.
Segreti.
Parole mai transitate nell'aria, frasi urlate con gli occhi.
Richieste di aiuto.

Un piccolo granchio rosso lungo la sua bizzarra traiettoria incontra quel che resta di una fiaschetta prima danneggiata dagli scogli, ora abbandonata in grosse schegge sul bagnasciuga. Il contenuto sta per andar perduto, inumidito dall'acqua salmastra che diluisce l'inchiostro nero dissolvendolo in tante luride lacrime che sporcano la carta e confondono le righe.

Accompagnata dal petulante sciabordio delle onde, la macchia rossa si muove rapida sul fianco fino a che si sofferma brevemente sul foglio quasi a volerne leggere il contenuto prima che il messaggio vada perso per sempre:

Scrivere.
Chi non sa leggere non sa scrivere.
Scrivere è dire, è dare un ordine al sentire, è comunicare il brivido che deriva dal capire.
Scrivere è pensare, valutare, confrontare
E' importunare le menti che trascurano il pensare.
Scrivere è procedere, è una valida alternativa al piangere, è aver il fiato corto senza correre.

Scrivere è come vivere, a volte è necessario mettere un punto.
Si va a capo e si ricomincia.
Iniziando con una lettera.
Maiuscola, rigorosamente e indiscutibilmente maiuscola.

Ora l'onda arriva lunga portando altra sabbia e bolle sul bagnasciuga, poi cambia idea e torna indietro, trascinando con sé in mare ogni cosa al suo ritrarsi.

Certi messaggi si ha il tempo di leggerli e coglierli disponendo di un'unica opportunità.
Quando questo non riesce, dispiace dover riconoscere il fatto di aver perso un'occasione.

Poco male.
In questo momento, da qualche parte, di fronte a una bottiglia di vetro vuota, una penna si è appena sollevata dal foglio lasciando impresso un'ultimo punto.

A capo.