Statua di Manuela Arcuri, Porto Cesareo (Lecce), foto di blunight72
Il pezzo di Massimo Gramellini di oggi - non so per quale contorto collegamento - mi ha fa fatto tornare alla mente un terribile momento della scorsa estate: la statua dedicata a Manuela Arcuri. Porto Cesareo è un posto bellissimo. Ancora incantato dalla piacevole brezza della sera e dalle emozionanti passeggiate tra amici, fui tutto d'un tratto colto da un insolito disgusto: Manuela Arcuri scolpita in pietra leccese. Manuela Arcuri. "Simbolo di bellezza e prosperità", diceva la targetta. Manuela Arcuri. Il cui unito merito è la pura e semplice casualità di essere nata "topa".
Ah Massimo, io non mi scandalizzerei tanto per chi non conosce un banalissimo proverbio. Anche se intristisce tanta imbecillità e sfrontatezza, mi preoccupa ancor più la pochezza di certi modelli sociali. La statua a Manuela Arcuri. L'etichetta di attrice a Monica Bellucci. A quando la "velina" candidata a Presidente del Consiglio?
Samuel
Non riesco a togliermi dalla testa il tassista di Lecce intervistato nei giorni scorsi dal Tg3 a proposito della presenza in quella splendida città barocca della non meno splendida e barocca Monica Bellucci. «Si tratta di una delle migliori attrici italiane, però dovrebbe imparare a recitare», esordiva spigliato e senza la minima ambizione ironica il campione della Gente Comune. Poi, evidentemente ancora non sazio, rincarava la dose: «La Bellucci è tutta contorno e niente fumo».
A questo punto vorrei capire dove e quando abbiamo sbagliato. Come sia possibile che un giovane uomo, cresciuto in una nazione che gli ha garantito almeno otto anni di istruzione finanziati dalla collettività, possa mettere il contorno al posto del fumo e il fumo al posto dell’arrosto, non riesca a cogliere l'incongruenza logica fra l’essere una delle migliori attrici (falso) e il non saper recitare (vero), ma soprattutto sia capace di inanellare tali sfondoni dinanzi a una telecamera senza trasudare imbarazzo, neanche una gocciolina. Di quale delle duecento riforme scolastiche susseguitesi nell’ultimo mezzo secolo sarà figlio cotanto cervello? E per quale motivo i nonni del tassista di Lecce, che a differenza del nipote si fermarono probabilmente alla terza elementare, non avrebbero mai pronunciato una castroneria simile? Alla prima domanda, l’unica risposta credibile è: tutte. Alla seconda, che magari i nonni erano quasi ignoranti come lui, ma non se ne vantavano ancora. Avevano troppo rispetto e timore delle parole per pattinarvi sopra con sciagurata disinvoltura.
Massimo Gramellini, La Stampa, 6/11/2007
1 commento:
L'ho scritto anch'io :-)
Posta un commento