Immagine tratta da onde.net
Una mattina fredda e soleggiata, il contesto ideale per una colazione al tavolo d'un bar.
Il sole che illumina i visi assonnati di lavoratori sfiniti ancor prima di iniziare, il rumore delle stoviglie maneggiate dietro il bancone, qualcuno dà un'occhiata ai titoli dei quotidiani sorseggiando da una tazzina il cui contenuto sembra non esaurirsi mai.
Una signora di mezza età, distinta e vagamente seriosa mi scruta nel riflesso dello specchio, alcuni le si rivolgono chiamandola dottoressa, forse le ricordo qualcuno o forse nello specchio vede soltanto una signora di cui andare orgogliosa.
E poi l'odore del caffè, avvolgente e affascinante come la grazia innata e inconsapevole nei gesti di alcune donne.
Guardo oltre la vetrata.
Per un attimo penso che a volte mi viene davvero difficile essere me.
Poi il mio sguardo si sposta sullo schermo piatto appeso alla parete; c'è una trasmissione televisiva dove si vedono un centinaio di ragazzine che piangono e strillano alla vista del loro idolo, un cantante il cui maggior pregio è quello di dire e fare cose a loro gradite.
Lui non si scompone, manda qualche bacio, firma con distacco qualche autografo e poi se ne va mentre le telecamere inquadrano quel misto di religiosa contrizione e fasullo misticismo che sparge dietro di sè.
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Mentre aspetto al semaforo ripenso al fatto che a volte mi viene difficile essere me.
Immediatamente mi rispondo che anche se non è facile, lo preferisco all'essere nessuno.
mercoledì 12 marzo 2008
Introspezione da bar
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