Torino, Metropolitana, foto di Giampaolo Squarcina
Oggi in metro, seduta davanti a me, c'era una meravigliosa bambina di due o tre anni. Diceva alla madre seduta accanto: perché va piano? - e la madre - perché ora cambia binario. Dopo qualche istante - perché va forte?. Incrociamo il treno in direzione opposta e lei - perché è così pieno? - la mamma - perché c'è tanta gente! - e la bimba - e come si chiamano?
Ecco cosa vuol dire essere intelligenti: riuscire a chiedersi ancora il "perché" delle cose.
È come ci fosse un perverso meccanismo involutivo nell'uomo. I bambini sono molto meno "scimmie" di quanto lo sia un adulto. Chiedere perché chiama anzitutto in causa una certa consapevolezza dei propri limiti: umiltà, capacità di mettersi in discussione, di non prendersi troppo sul serio. Chiedere perché, poi, è il primo passo della conoscenza; una conoscenza appassionata e instancabile, tipica dei bambini appunto.
Sopra tutto, comunque, chiedere perché è la fabbrica della fantasia, della creatività.
La mamma - perché c'è tanta gente! - e la bimba - e come si chiamano?
Samuel
lunedì 7 aprile 2008
La teoria dell'involuzione
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1 commento:
Mi sono immaginato la scena che hai descritto. Mi sarebbe piaciuto vedere la reazione della mamma a quell'ultima domanda. Penso che da quella reazione si sarebbe capito molto di lei...e del grado di acutezza del suo "processo involutivo"...
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