Tu non hai idea.
Di dove sono stato, dei posti che ho visitato, degli uomini che ho incontrato.
No, tu non ti rendi conto di chi hai davanti, io sono ciò che ho visto.
No, tu non ti rendi conto di chi hai davanti, io sono ciò che ho visto.
Che ne sai tu?
Dei visi deformati dall'angoscia, dello sguardo allucinato di un genitore venuto a sollevare dall'asfalto il corpo di suo figlio in una sera di maggio, del sollievo di chi ritrova ciò che era convinto di aver perso per sempre.
Tu non hai idea.
Della quieta disperazione partorita dalla solitudine, della speranza delusa di chi è stato abbandonato.
Tu non capisci.
Non comprendi l'ostentato cinismo di chi è stato tradito e vorrebbe soltanto riuscire a piangere ma non ne è capace.
Ti è così facile giudicare, ti esenta dal condividere empaticamente il dolore altrui.
E tu il coraggio di soffrire non ce l'hai.
E' inutile, non ha senso che io ti racconti di quando ho parlato a quella donna davanti all'ospedale; le era stato appena comunicato da un dottore con un candido camice bianco che aveva perso il bambino di cui era incinta. Cosa devo dirti?
Che guardava nel vuoto e con gli occhi spenti continuava a sussurrare 'non te ne andare'?
No, non te lo voglio dire.
Se tu fossi stata presente il pomeriggio in cui ho dovuto spiegare a una vecchia che suo figlio non c'era più avresti realizzato che cosa la vita mi ha costretto a sostenere.
Guardami. Guardami mentre cammino sotto il sole di luglio, non ti sei mai accorta che la mia ombra è più scura e più definita delle altre?
No, non te ne sei accorta.
Signorina, quella non è la mia ombra, quello sono io.
L'unica cosa che provi è la vertigine di starmi vicino.
Ma ti sia chiaro che tu non sai, tu non hai idea.
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