sabato 26 dicembre 2009

Mutua fascinazione


Mutua fascinazione

Pensa.
Pondera.
Distingui.

Ci sono persone che ti corteggiano e tu comprendi compiaciuto che hanno il vivo desiderio di vederti, l'Ego ringrazia.
E ci sono persone che sognano di vederti felice; a volte ti chiedi dove caspita siano finite proprio a motivo del fatto che hanno scelto di non assillarti riconoscendoti così lo status di homo sapiens e non quello di dama da compagnia.

Qualcuno ti vuole e basta.
E qualcuno si domanda innanzitutto se ti merita. Perché ha stima di te.

Alcuni si dimostrano accondiscendenti, sorgono in soccorso di ogni tuo bisogno e fugano con la loro istintiva energia qualsiasi disturbante dubbio ti metta di fronte a te stessa.
Altri maneggiano il dubbio come fosse uno scalpellino nelle mani dello scultore cosicché, dopo il confronto qualcosa è di te è stato rifinito ad arte, la perfezione, anche se nominalmente irraggiungibile, ti sembra almeno più vicina.

Vagliare i primi dai secondi fa la differenza tra sentirsi soli in mezzo a una folla o essere in compagnia, anche nel caso ti guardi intorno e ti accorgi che non c'è nessuno.
Tra l'essere felici e l'essere tristi.
Una risata divertita al posto di un sorriso cortese.

Io.
Io da solo non ci sarei mai arrivato, il mio carico non mi consente di volare.
Per fortuna che è atterrato vicino a me qualcuno più leggero, quell'insospettabile studente delle superiori la cui età è dettaglio fuorviante.
Non bisogna infatti essere vecchi per essere GRANDI.

lunedì 21 dicembre 2009

Il maggiordomo



"Una volta ho pensato di ritirarmi dalla mia posizione di maggiordomo.
'Mi serve un travestimento' aveva detto
e io pensai che fosse completamente impazzito per il dolore, soprattutto per le parole successive...
ma quando ho capito cosa voleva dire,
quando ho visto come si era arreso a un ideale...
come ha usato ogni prova, ogni dolore e ogni fallimento per fare di sé un uomo migliore...
cosa potevo fare se non piegarmi in umile ammirazione?

E tenere le sue ferite pulite e la sua uniforme stirata.
E mandarlo con la mia benedizione sulla sua strada.

Il nemico distoglierà lo sguardo per un istante soltanto, sottovalutandolo per una frazione di secondo di troppo.
E per quanto la notte sia oscura...
il Male non avrà luogo dove nascondersi."

Alfred Pennyworth

Batman - What the butler saw, 2009

giovedì 10 dicembre 2009

Le lettere della mia vita (B)


Da un manoscritto di Bernhard von Clairvaux

Non che sia particolarmente affezionato alla B, ma B mi ricorda tantissimo gli anni delle "superiori".

B non era né bella né brutta. Spregiudicata e senza il senso della misura. Non ricordo bene se fosse il primo o il secondo anno, ma ricordo benissimo che ero insieme a tutta la cricca dei miei amici alla stazione. Lei con quella di alcune fra le mie stesse compagne di classe.

Tuttora non capisco cosa l'abbia spinta a farlo, ma come colta da un improvviso e divertito stupore, mi ha gridato - potevi anche dirmelo di esserti preso una cotta per me, al posto di scrivere questa stupida lettera! - e mentre lo diceva, agitava un foglio che probabilmente riportava soltanto qualche abbozzo di equazione.

In sostanza, era un normalissimo scherzo; però mi sono vergognato tantissimo davanti ai miei amici.

Da allora, non ho mai scritto lettere d'amore.

Le altre lettere:
Lettera A

lunedì 23 novembre 2009

Rip!, a remix manifesto


Il documentario Rip!, A remix manifesto

Brett Gaylor ha preparato un documentario gradevole e avvincente sui cosiddetti "copyleft", e più in generale sull'importanza di un approccio libero e aperto alla cultura e alla sua diffusione. In pratica il corrispettivo culturale del concetto open-source nel software. Il tutto partendo dall'esperienza remix di Girl Talk, un popolare artista che miscela e ri-campiona oltre venti canzoni per creare un nuovo brano completamente differente.

Da non perdere!

Il film completo si può vedere o scaricare qui:
http://www.ripremix.com/getdownloads/

Samuel

giovedì 19 novembre 2009

La maledizione del faro



Ragionare lucidamente.
Cogliere la sottile differenza tra le diverse visioni che animano un acceso dibattito.
Intercettare le tenui sfumature che contraddistinguono inferenze apparentemente incontrovertibili richiamando così a un’opportuna perplessità i propri interlocutori.
E per questo acquisire credito.

Riscuotere lodi ed elogi, materializzarsi quale oggetto di speranza per i confusi, faro nella nebbia per fragili scialuppe agitate da quei violenti e furiosi flutti che sono i sentimenti: ispirare così rispetto, ottenere considerazione.

Ma quando arriva il momento di occuparsi di sé, del proprio stare al mondo, se lo sguardo mira all’immagine riflessa nello specchio, agli interrogativi personali, ai dubbi interiori, alle proprie incertezze, ecco che enigmi e indovinelli decadono da qualunque loro effetto intellettualmente stimolante, d’improvviso cessano dal suscitare curiosità e altruistico interesse.
Scuotono.
Minano le fondamenta di quell’edificio immateriale così attentamente composto nel corso di innumerevoli momenti di riflessione e doloroso isolamento messo a frutto.
La lucidità lascia il posto alla vertigine, si prende consapevolezza che il faro, così tanto amato per il ruolo quale guida nella nebbia ottundente della notte, arriva con il suo fascio in lontananza e illumina ogni cosa a eccezione di se stesso.
Il credito, le lodi e gli elogi appaiono dunque immotivati, conseguenze fraudolente di banali idealizzazioni, pare quasi di essersi impossessati con l’inganno di lusinghe immeritate, sottratte a personaggi ben più degni, meno illusori.

E’ la maledizione del faro: avere il potere di operare per gli estranei tutto ciò che non si è in grado di ottenere per se stessi.

domenica 1 novembre 2009

Il B-side dell'affaire Marrazzo


Un palazzo della Roma trans, Annozero, puntata del 29/10/2009

Abitare in un palazzo grigio e squallido. Antenne paraboliche sui balconi, puzza e piscio per le scale.

Perché studiare, elevare il proprio "status"? Perché conquistare una posizione prestigiosa, guadagnare un sacco di soldi? A cosa serve impegnarsi in un ciclo di studi duro e infinito?

Perché impegnare tanti anni per raggiungere questi ed altri obiettivi, per poi finire a cercare amore e affetto in quegli stessi posti dai quali si era fuggiti? In un palazzo grigio e squallido. Antenne paraboliche sui balconi, puzza e piscio per le scale.

Samuel

lunedì 26 ottobre 2009

venerdì 9 ottobre 2009

Il primo




Non si scorda mai.
Neanche dopo 21 anni

venerdì 25 settembre 2009

Male


"La più grande astuzia del demonio è di persuaderci che non esiste."
Charles Baudelaire

Il rapinatore che punta una lama alla gola della vittima?
Delinquente, Criminale.
Chi calunnia sperando di annientare il suo rivale?
Diffamatore.
Colui che per colpire altri fa del male a se stesso?
Folle.
Quell’individuo che nell’offendere la dignità altrui raggiunge i livelli più bassi dell’abiezione?
Mostro.
Il tizio che riversa sulla gente le sue ripugnanti ossessioni?
Alienato paranoide.
Lo sconosciuto che aggredisce con un martello dei passanti inermi?
Pazzo squilibrato.

Chiamateli come volete.
Insultateli se vi fa sentire meglio.
Nulla può cambiare il fatto che si tratta di semplici manovali.
Modesti e ignari collaboratori di intelletti superiori.
Il delinquente, il diffamatore, il folle così come il mostro, l’alienato e lo squilibrato sono meri principianti, espressioni rozze e grossolane di un’intelligenza acuta e molto meno cafona.

Il Male è elegante.
Ascoltarlo significa udire un sussurro in luogo di un urlo, esso argomenta sottilmente e lo fa senza imporsi.
Il Male sorride, tenta di persuadere.
La sua voce prudente si insinua nelle menti obnubilandole, riprogrammandole attraverso algoritmi costituiti da tante piccole convinzioni vili e meschine che si sostituiscono gradualmente alla realtà, creandone una fittizia, distorta.
Ciò che si oppone al Bene è ormai sempre più difficile da individuare: offende ma con garbo, distrugge e lo fa con cortesia.

D’altra parte l’ossessione per il Male, vederlo ovunque e dappertutto, alimenta il suo gioco rendendolo protagonista, mettendolo al centro dell’attenzione, attribuendolo - anche a sproposito - a persone e cose che nulla condividono con esso.

Il Male sta proprio lì, in quella voce che fonde verità e menzogna, critica e calunnia, in quel bisbiglio che avvicina gli estremi morali cercando di convincerci che siamo tutti uguali, che non esiste il Bene, non esiste il Male.
Per qualcuno esiste soltanto l’IO.

Il Male ci tratta bonariamente, come se ci fossimo smarriti. Vorrebbe che ci rendessimo conto di quanto siamo simili a Lui.

Male, molto male.

venerdì 4 settembre 2009

Alleg(o)ria


Giuseppe Bonito, Don Chisciotte combatte contro i mulini a vento, 1759

Quel caldo umido, unto e insopportabile come un politico infido e adulatore.
Il disordine di una stanza oscura che viene di volta in volta illuminato dai bagliori irregolari e intermittenti emessi dallo schermo del televisore.
A giudicare dalle voci che si avvicendano l’una all’altra parrebbe in corso un’insensata e nevrotica conversazione tra uomini, donne e bambini che più che comunicare tra loro sembrano esprimersi attraverso slogan di contagiosa fiacchezza.

Già, la televisione accesa.
Il continuo scorrere dei canali da parte di un telespettatore tediato, dà luogo a un collage di immagini e suoni sempre nuovo, sempre uguale, sempre vuoto.
Fino a che una voce sostituisce le altre e persiste, fino a farle zittire tutte.
Succede che in questo vagare tra un canale e l’altro a volte ci si fermi e si rimanga a contemplare una trasmissione di cui non si è immediatamente riusciti a cogliere l’intenzione, della quale non ci sono familiari lo stile e il formato.

Quella voce.
Ferma ma leggera, seria e sardonica insieme.

Proprio il tipo di voce che appartiene a quegli strani e così rari personaggi che si ascoltano con attenzione e interesse anche se si è perfettamente consapevoli che giocheranno divertiti con le nostre debolezze e le nostre contraddizioni.
Si rivela in questi individui una sorta di magnetismo che consente loro di avere una presa suggestiva e irresistibile sugli stregati interlocutori. I soggetti ‘magnetici’ posseggono la facoltà di indirizzare messaggi concernenti una realtà che sfugge alle menti sedate dai troppi stimoli alterati e artificialmente drogati, non limitandosi alla purtroppo ormai scontata allegria ma facendo acutamente ricorso agli espedienti dell’allegoria.
L’allegoria, strumento pieno di forza semantica che ci giunge dal tempo andato, passato per le penne e gli inchiostri di scrittori intenzionati a esprimere spinosi significati disponendone uno per ogni profondità.

Quella voce. Ora piena d’energia.
“Eccoci!! Siete i benvenuti a questa nostra prima serata del programma "Amore fa rima con Dolore", il caffè degli attoniti, la sala d’attesa dei confusi, l’unico ambulatorio al mondo nel quale quando si chiede ‘chi è l’ultimo?’ da un coro di individui emotivamente dissestati ci si sente rispondere entusiasticamente: ‘Noi!’.
Se sentivate la necessità di uno spazio nel quale porre domande impossibili a chi promette risposte folli e stravaganti, "Amore fa rima con Dolore" sarà il programma confezionato su misura per voi.
Sarà un luogo incorporeo, astruso, un territorio di frontiera dove non si conquisterà il Selvaggio West e nemmeno si solcheranno a velocità di curvatura le recondite pieghe dello spazio-tempo dalla plancia dell’USS Enterprise.
No, la frontiera da esplorare non ci attenderà in qualche posto lontano ed esotico.
Il margine sarà quello dettato dai nostri confini, delle nostre paure, noi qui ci limiteremo a fare quello che ci viene meglio, contempleremo l’ovvio, analizzeremo attentamente il vacuo tentando di estrapolare impossibili e più nobili significati laddove la realtà così com’è appare insopportabilmente onerosa per esser tollerata.
Saremo instancabili, non ci spaventeranno gli sforzi vani, le polemiche sterili e i discorsi fatui.
Tenteremo eroicamente la via della speranza quando sarà ormai evidente che non c’è più nulla da fare, ci esibiremo in slanci eroici senza che ve ne sia ragionevole necessità, sfideremo le nostre paure ribellandoci al loro sproporzionato potere cosicché, alla fine, come spesso accade d’altronde, resterà in noi esausti ed esauriti in modi che neanche immaginiamo, la rassicurante sensazione di aver ingannato il Tempo e il suo impietoso scorrere per l’ennesima sera.
Sarà in quel momento che come moderni Don Chisciotte della Mancia ci porremo nuovamente di fronte a un mulino a vento.
E dopo aver riempito una volta ancora i polmoni di quella stessa aria che distrae dorate spighe di grano durante assolati pomeriggi primaverili, volgeremo lo sguardo verso il mulino.
E lo fisseremo silenti.
Aspetteremo qualche secondo fieri, mentre il destriero soffia e scalpita sotto di noi impaziente.
E lo sfideremo.
Amore fa rima con dolore. E secondo voi è un caso?”

Un dito preme un pulsante sul telecomando.
La voce si interrompe.
Lo schermo si oscura e nella stanza precipitano grevi le tenebre.
Un sospiro si dissolve nell’afa della notte.
Ora nulla si muove.
Nulla si sente.

mercoledì 26 agosto 2009

martedì 18 agosto 2009

Buongiorno #6


Buongiorno anche se è passata l'una,
buongiorno nonostante sembra che le cose siano sempre così complicate solo per qualcuno e invece no, ripeto, buongiorno,
perchè a semplificare è l'ignoranza degli arroganti.

Buongiorno a chi chiude gli occhi e non vuole vedere, verrà il giorno che non potrà distogliere lo sguardo.
Quello non sarà un buongiorno.
Buongiorno a chi invece per diffidenza tiene gli occhi sempre aperti -non si sa mai-, ed è perennemente triste e insoddisfatto perchè, troppo impegnato a sorvegliare, ha dimenticato come si fa a sognare.

Buongiorno a chi questa notte non dormirà,
a chi scriverà una lettera senza destinatario,
a chi berrà una birra in balcone scrutando il lampeggiare dei semafori arancioni,
a chi conclusa la passeggiata tra le bancarelle ricche e colorate del porticciolo antico, per un istante avrà la brevissima quanto fugace sensazione di aver detto un 'no' di troppo.

Bungiorno a chi si chiede se sta facendo la cosa giusta e la risposta è sì.
Chiedersi se si sta facendo la cosa giusta, qualunque essa sia, è proprio la cosa giusta da fare.

Buonanotte a chi chiama la birra 'cerveza', a chi per dire 'mi dispiace' dice 'lo siento', a chi attrae senza volerlo, a chi affascina senza saperlo.
A chi è irresistibile perchè non trova interesse a esserlo.
Buonanotte a te, gentile e sorridente ricordo di un assolato pomeriggio alla Sagrada Familia.
Buenas noches.

lunedì 3 agosto 2009

L'anello mancante


World Science Festival 2009: Bobby McFerrin dimostra la potenza della scala pentatonica dal World Science Festival di Vimeo.

Bobby McFerrin sostiene, con un esperimento stupefacente, che indipendentemente dal luogo e dalla cultura, l'uomo è programmato per riconoscere e ricalcolare certe frequenze (le note musicali), senza sforzo cosciente!
Vedere per credere.

Samuel

lunedì 27 luglio 2009

martedì 14 luglio 2009

Angoscia



Il sentimento dell'angoscia

Ora qualcuno mi potrà dire: ma perché alcuni sono presi dall'angoscia e altri no? Non è facile rispondere. Certo si può dire che forse c'è un problema di sensibilità, per il quale, per esempio, alcune persone non si fanno mai delle domande. Vivono tranquillamente una vita all'esterno, si accontentano di quello che succede e la loro vita scorre. Nessuno può biasimare questa modalità. Ma ci sono invece poi delle persone che si fanno delle domande. E siccome a queste domande non si può sempre rispondere, proprio la mancanza di risposte può generare l'angoscia. E allora l'angoscia diventa uno strumento significativo. Io punto molto su questi aspetti perché la persona sofferente crede di essere la persona più disgraziata del mondo: in realtà quella sofferenza diventa quella spina che è nel fianco oppure che è dietro la nuca e che ci impedisce di dormire e quindi ci spinge verso la conoscenza, ci spinge a capire cose che altrimenti non avremmo mai capito. Una persona angosciata, secondo il mio punto di vista ha un tipo di nobiltà che la persona che non conosce angoscia non ha mai avuto né potrà mai avere.
Questo tipo di nobiltà ha un prezzo molto alto. Io non potrei dire se vale la pena o non vale la pena di pagarlo però so che bisogna pagarlo. Anche perché poi, in fondo, le cose veramente importanti nella vita non vengono mai date con uno sconto, hanno sempre un prezzo.
E forse, noi che siamo angosciati, dovremmo anche essere pronti a pagarlo.

Aldo Carotenuto, piscoanalista


Will You Be There?

In our darkest hour
In my deepest despair
Will you still care?
Will you be there?
In my trials
And my tribulations
Through our doubts
And frustrations
In my violence
In my turbulence
Through my fear
And my confessions
In my anguish and my pain
Through my joy and my sorrow
In the promise of tomorrow
I'll never let you part
For you're always in my heart

Michael Jackson, artista


Sarai lì?

Nei nostri momenti più bui
Nella mia disperazione più profonda
Ti occuperai ancora di me?
Sarai lì?
Nelle mie prove
E le mie tribolazioni
Attraverso i nostri dubbi
E le frustrazioni
Nella mia violenza
Nella mia turbolenza
Attraverso la mia paura
E le mie confessioni
Nella mia angoscia e il mio dolore
Attraverso la mia gioia e il mio dispiacere
Nella promessa di domani
Non ti lascerò mai andar via
Perché sei sempre nel mio cuore




lunedì 6 luglio 2009

Gli intrattenitori




E' morto l'Intrattenitore.
Persino il suo funerale, oggi, sarà occasione per dare spettacolo.
Ora che è inerte e immobile sarà commemorato per aver ipnotizzato con i suoi movimenti milioni di persone.
Il suo non è stato un mero ballo, non si tratta di semplice danza, la sua è stata arte in movimento, espressività che esplode nel gesto atletico.
Non puoi solo apprezzare, sei costretto ad ammirare.
Trasmettere tutta quell'energia in modo così semplice e diretto richiede una dedizione totale al personaggio che si è costruito.

Il sospetto che è Michael Jackson abbia voluto intrattenere gli altri per distrarre se stesso.
Un po' come chi sfoggia un sorriso sempre e comunque
coloro che non ballano e non cantano ma che dal palcoscenco non scendono mai.

mercoledì 24 giugno 2009

Automi



"Le figure animate stanno ritte
adornando ogni pubblica via
E sembrano respirare nella pietra, o
muovere i loro piedi di marmo."
Pindaro, Settima delle Olimpiche IV Secolo a.C.
E' destabilizzante.
Trovarsi in presenza di personaggi che occultano il lato fragile della loro persona.
Tutti d'un pezzo.
I LUI e le LEI che possono permettersi distanze e mancanze ostentando il gelido contegno di chi non ha nulla da perdere.
Ci si ritrova increduli di sé stessi a idealizzare questi automi, esseri auto-costruiti, senza apparenti debolezze, aventi un distacco che li protegge da tutto ciò che invece tormenta i 'vivi'.

Ma non è un merito, la verità è che sono soli, inattaccabili perchè isolati.
Fortezze inaccessibili, diroccate perchè troppo remote per esser vissute.
Hanno ceduto al fascino dell'autocelebrazione, si sentono al sicuro perchè sono in gabbia.
Ciò che dovrebbe opprimerli, per assurdo li conforta.
Sognano il potere, il controllo e qualche volta si impegnano così tanto nel perseguirli che riescono persino a provarne il brivido.
Passato il fremito, viene il tempo di rendersi conto di non appartenere a nessuno, di accorgersi che il telefono non squilla e che nessuno sente la loro mancanza.
Troppo, francamente troppo pesante da portare questo carico.
Si reprime questa consapevolezza sotto un ampio tappeto fatto di glaciale sicurezza di espressioni e di gesti.
E si attende fiduciosi il prossimo brivido.

Cosa offrire a chi si comporta come se avesse già tutto?
Un'altra prospettiva.
Una diversa angolazione.
E nient'altro.
Niente altro.

venerdì 29 maggio 2009

Una volta ancora




Un'idea.
Cresce, prende lentamente forma, rischiara i cupi e ombrosi luoghi della mente.
E avanza.
Leggera, tagliente, luce accecante che scivola sinuosa tra le risolute vestigia marmoree della Città Eterna.
Quello che non era neanche lontanamente ponderabile si rivela, alza la testa sbocciando, come un fiore che emana delicati e ispiratori profumi.
Sempre più intensi.
E' l'audacia della verità, l'incantevole candore dell'innocenza.

Chi sono veramente.
Non so rispondere, però potrei raccontare dove sono stato.
Da alcuni posti non me ne sono mai andato.
Anche se malconcio, da altri sono riuscito a tornare. 

Viaggiando ho capito il pericolo di restare immobile.
Come quando ci si rassegna.
Succede che ciò che si crede perso, a volte non lo è.
Si è smesso di cercarlo.
Chi non cerca abbandona, chiude gli occhi sperando di addormentarsi.
Ma oltre a non dormire, non coglie neanche la più manifesta delle evidenze.

Ricomincia a cercare, è ancora qui.
Ha soltanto cambiato forma e colore ma è pronta a rivelarsi.
Se ricominci a cercare.

E quell'idea, nata seguendo percorsi ignoti e inconoscibili, ancora per un ultimo momento abbagliante, indica nel suo graduale affievolirsi la strada da seguire.
Prende il suo posto nel sacro e inviolabile registro della memoria insieme a tutte le altre, pronta a illuminare la ricerca.
Ricomincia a cercare.

Una volta ancora. 

giovedì 14 maggio 2009

Il corpo delle donne


Uno dei simboli del movimento femminista in Germania dagli anni '70

Nell'era Vittoriana le donne erano viste come esseri puri e puliti. A causa di questa visione, i loro corpi erano visti come templi che non dovevano essere adornati con gioielli né essere utilizzati per sforzi fisici o nella pratica sessuale.

Estratto da Wikipedia (14/5/2009)

Nell'era contemporanea, invece, le donne sono meri oggetti sessuali. Non dico "secondo me", e non ho nemmeno la presunzione di dire che questa sia l'opinione della maggior parte degli uomini. Dico soltanto che così vengono proposte dai mezzi di comunicazione: la TV italiana purtroppo ne è un esempio tanto emblematico quanto sconcertante. Ma perché è così difficile trovare l'equilibrio?
Samuel

Non è facile parlare di un argomento così delicato per il quale opposte e faziose controparti si affrontano all'interno dello stesso mezzo, la televisione, medium del quale una parte tesse le lodi, mentre l'altra ne condanna i fini e i mezzi. Non è facile perchè dire una cosa piuttosto che un'altra in un clima come questo, dove le diverse ragioni vengono urlate (a volta anche a bassa voce) anzichè essere espresse con lucidità, si assume il ruolo di bacchettone represso o viceversa di libertino sessista a seconda delle idee espresse.
Non sono un morboso inquisitore incappucciato che brucerebbe sul rogo avvenenti ragazze accusandole di stregoneria, quasi la loro bellezza gli fosse d'inciampo.  
E sono sincero, a volte uno si accorge di essere attratto dall'immagine senz'anima nè espressione delle (inconsistenti) donne da calendario. Certo, la cosa mi urta ma è difficile non contraddirsi. Dev'essere anche chiaro (sempre che ci sia necessità di sottolinearlo) che non mi danno fastidio le belle donne.
Quindi?
Quindi, mi dispiace che alcune delle ragazze a cui tengo di più si sottopongano alla tortura di giudicare il proprio valore e la propria desiderabilità unicamente rispetto a standard estetici decisi da uomini, che guarda un po' la coincidenza, privilegiano determinati attributi fisici rispetto, invece, all'enormità di colorate sfumature che rendono una donna attraente.

Le ho scritte io queste cose?
Andrea

Circa dieci giorni fa Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi hanno pubblicato un interessante documentario in tre parti:
Capitolo 1;
Capitolo 2;
Capitolo 3.

giovedì 30 aprile 2009

Crocerossine/i



"Ora parto: ma sappiate, Katerina Ivanovna, che effettivamente voi non amate che lui. E, più lui vi fa oltraggio, più amore voi gli portate. Qui appunto sta la vostra autotortura. Lo amate proprio tal quale: in quanto vi oltraggia, voi lo amate. Se si correggesse, subito voi lo abbandonereste e vi disamorereste di lui. Egli v'è indispensabile, invece, per prospettarvi continuamente l'eroismo della vostra fedeltà e per rinfacciargli l'infedeltà sua. E tutto questo per l'orgoglio che avete. Oh, qui si assiste a un gran sfoggio di umiltà e di umiliazioni, ma alla base di tutto c'è l'orgoglio..."
I fratelli Karamazov, Fedor Dostoevskij

martedì 28 aprile 2009

I maiali con la nausea


Il Vecchio Maggiore, da "La fattoria degli animali"

Dopo le mucche che impazziscono, e i polli che diventano depressi, ora abbiamo i maiali assassini con il voltastomaco.
Sarà che siamo diventati così simili agli animali, che loro si sono incacchiati?

Dodici voci si alzarono furiose, e tutte erano simili. Non c'era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.

George Orwell, La fattoria degli animali (1945), Explicit

PS: ecco la mappa della diffusione della febbre suina in tempo "reale".

lunedì 20 aprile 2009

Stand-by




Cosa stai aspettando?
Sto cercando di capire se ha imparato la lezione.
La lezione? Quale lezione?
Una qualunque. 

mercoledì 15 aprile 2009

Sorpresa! #2




Pronti a ridere di una donna di 47 anni con la quale, da un punto di vista di estetica televisiva, la Natura si è accanita oltremodo.
Non si può fare a meno di guardarla.
E riguardarla ancora

Susan Boyle (clicca per rimanere sorpreso/a)    (è possibile attivare i sottotitoli)

domenica 12 aprile 2009

Inconcludente




Quella notte, era ottobre, aveva appena smesso di piovere.
Le strade del quartiere dell'Università erano deserte, neanche un portico dove ripararsi.
Foglie rosse, gialle e marroni avevano, sotto pressante insistenza della pioggia e del vento, abbandonato i rami degli alberi per adagiarsi sul soffice prato inglese di una villetta in stile anglosassone, i mattoni rosso acceso, gli intonaci e gli infissi, invece, chiari.
Dietro i vetri di una finestra al piano terreno sembrava proprio di riuscire a distinguere due figure giovanili ben vestite, l'una di fronte all'altra.
Una comodamente seduta, l'altra in piedi con le braccia conserte e lo sguardo affilato.
Un sottile nervosismo tendeva l'aria.

"Allora, cosa mi dici di Anna?"
"Uhm, simpatica..."

Questa fu la goccia dopo l'ultima.
Inevitabilmente il vaso traboccò.

"Simpatica?
Ho sentito bene? Hai detto simpatica??!!
Tutto qui?
Dopo tutti questi mesi che ci usciamo insieme l'unica cosa che sai dirmi di lei è che la trovi "simpatica"?
Eh no, adesso mi fai il favore, abbandoni per un attimo il tuo insopportabile contegno da intellettuale apatico e mi ascolti bene:
Sei incorreggibile!
Sarò anche indelicato ma devo essere sincero: ci siamo conosciuti all'inizio dei corsi, sono anni ormai che passiamo da una compagnia all'altra, hai conosciuto diverse ragazze che, ciascuna a modo suo e per tua stessa ammissione, trovavi interessanti, hai avuto modo di avvicinarti ai loro amici, alle loro famiglie, sei venuto in contatto con i loro mondi, in alcuni casi sei persino riuscito a divenirne parte, eppure niente.
Niente di niente.
Non un passo avanti, non un cenno che fosse l'inizio di qualcosa.
Bene, forse non erano così disponibili ad accettare i tuoi acrobatici contradditori.     
Ma adesso che è arrivata Anna, una ragazza che finalmente sembra averti capito, compreso, o forse no, forse non ti ha capito, non ti ha compreso ma di sicuro ha mostrato di apprezzarti così come sei, anzi correggo, fastidioso come sei, tu che fai?
Non ti lamenti, non sei entusiasta, non esprimi un'intenzione, un qualunque proposito: lì assorto, con le gambe accavallate e lo sguardo appeso per aria, te ne esci con un aggettivo buono per la moglie di un tuo collega di lavoro: "simpatica"!
Ma ti rendi conto che ti stai facendo sfuggire un'occasione dopo l'altra!
Quando mi chiedo, quando la smetterai di essere così indolente!
Sai che ti dico?
Ha ragione chi dice in giro che sei troppo esigente, che sei alla ricerca della donna perfetta, della ragazza dei sogni.
Ti do una notizia, leggi il labiale: Non Esiste La Persona Che Idealizzi.
E fino a che non capirai questa verità elementare, sei inesorabilmente condannato a vivere da solo.
Ma è ovvio!! Non sarai mai soddisfatto di nessuna perché persisti nel ricercare persone irreali, che non esistono!"

Una pausa per riordinare le idee e l'arringa accusatoria riprese con maggior forza.

"Aristocratico signorino tutto d'un pezzo, ma quando troverai qualcuno che ti aggradi? Chi devi conoscere ancora? Guardami!
Dimmi chi è la persona che sogni di incontrare! Com'è fisicamente, come si veste, come si esprime.
Credimi, saremmo tutti davvero curiosi di sapere CHI è che devi ancora conoscere per poter mettere la parola fine a questa tua pretenziosa e inconcludente ricerca!"

Tutte le parole erano uscite una alla volta, ben scandite certo, ma senza pause che consentissero la normale frequenza respiratoria. 
E' fuor di dubbio, un amico infuriato è un amico vero. 

Rimasto in rispettoso silenzio fin qui, l'oggetto di tanta indignazione si alzò con ritrovata energia e, con fare velatamente divertito e un po' impertinente, lasciò la comoda poltrona per raggiungere con passo calmo la porta; nel farlo, appoggiò la mano sulla spalla dell'amico alterato e, avvicinatosi con complicità rispose: "Me stesso mio caro, me stesso".

Questo dialogo è buttato lì un po' così, non ha nè capo nè coda, manca l'introduzione, il finale è tronco e molto probabilmente di questo colloquio si può pensare la stessa cosa che si pensa di uno dei due protagonisti: che è semplicemente sconclusionato.

Tuttavia, il giovane apparentemente indeciso mi ha dato l'impressione di avere una convinzione che appartiene a molti di noi:
che molto spesso le storie più belle sono quelle che non sono ancora state raccontate. 

martedì 31 marzo 2009

Walker Texas Ranger




Qui e là sul Web:

Non ci sono disabili. Solo persone che hanno incontrato Chuck Norris.

Quelli che scorrono alla fine di una puntata di Walker Texas Ranger non sono i titoli di coda; in realtà è la lista delle persone che hanno ricevuto un calcio volante in faccia da Chuck Norris quel giorno.

Un uomo una volta chiese a Chuck Norris se il suo vero nome fosse "Charles". Chuck Norris non rispose, si limitò a fissare l'uomo fino a farlo esplodere.

Se riuscite a vedere Chuck Norris, lui può vedere voi. Se non riuscite a vedere Chuck Norris potreste essere a pochi secondi dalla vostra morte.

Gli Alieni esistono. Stanno semplicemente aspettando la morte di Chuck Norris, prima di attaccare.

Quando l'uomo nero va a dormire,ogni notte controlla il suo armadio per vedere se c'è Chuck Norris.

Chuck Norris può dividere per zero.

Chuck Norris non si lava i denti: mette il suo pugno davanti alla bocca e la placca salta fuori.

L'elicottero è stato inventato dopo aver filmato Chuck Norris che faceva 8 calci volanti consecutivi.

Chuck Norris dona frequentemente sangue alla Croce Rossa. Ma non è il suo.

Chuck Norris beve napalm per calmare il bruciore di stomaco.

Chuck Norris è il vero padre di Luke Skywalker.
  
Una notte, durante un temporale, Chuck Norris è stato colpito da un fulmine. Il fulmine è morto sul colpo.  
   
Chuck Norris è apparso alla Madonna.
  
Un giorno, dopo aver sentito "I will survive", Chuck Norris decapitò Gloria Gaynor con un calcio rotante: l'aveva interpretata come una sfida.
  
Chuck Norris ha contato fino ad infinito. Due volte .
  
Quando Chuck Norris fissa il sole, è il sole a distogliere lo sguardo per primo.
  
Chuck Norris salta i fossi per lungo. 
  
Chuck Norris fuma toscani. Vivi. 
  
Chuck Norris taglia i grissini col tonno. 
  
Chuck Norris dà fuoco alle formiche con una lente di ingrandimento. Di notte. 
  
Quando Chuck Norris fa le flessioni, non alza sè stesso, abbassa la Terra. 
  
Il titolo originale di "Alien vs Predator" era "Alien e Predator vs Chuck Norris". Il film è stato cancellato subito dopo essere entrato in preproduzione. Nessuno avrebbe pagato nove dollari per vedere un film che durava 14 secondi.

Ogni volta che nell'universo viene commesso un crimine violento, Chuck Norris prende soldi dalla SIAE.

Chuck Norris ha soffocato le Geox.

Chuck Norris al posto del DNA ha una matassa di filo spinato.

Chuck Norris ha percorso tutto il campo di Holly e Benji. In un episodio.

Chuck Norris può vincere a Monopoli usando solo Vicolo Stretto.

Chuck Norris dorme con un cuscino sotto alla pistola.

Quando Chuck Norris taglia la cipolla, piove.

Un giorno Chuck Norris si è spezzato una gamba con un calcio rotante per poter partecipare alle Paraolimpiadi e vincerle.

Durante una sua partecipazione a "Chi vuol essere milionario", Chuck Norris ha detto "io" e ha vinto.

Chuck Norris deve usare una controfigura nelle scene di pianto.

venerdì 27 marzo 2009

Adesso




"Adesso basta."
Lo dice il ragazzino che si rialza con un labbro sanguinante mentre il bullo che l'ha steso ghigna sopra di lui soddisfatto.

"Adesso ti faccio vedere io" pensa un impiegato trafficando sul PC dell'odiato collega mentre questi è assente. 

"Adesso è tardi" e ora che il telefono dà occupato una ragazza inizia singhiozzare.

'Adesso'
'Adesso' è indefinibile.
'Adesso' non esiste, non hai il tempo di pensarci che è già diventato 'prima'.
Quello che si fa 'Adesso' decide quello che succederà tra un attimo, ogni istante è conseguenza di quelli precedenti e preludio di quelli successivi.

Ripenso all'ultima volta che ho pensato 'E adesso?'
Non era un bel momento, e anche se non si trattava di una celebrazione in mio onore, il pubblico non mancava.
Ricordo un unico e solitario applauso, quello ironico di chi era rimasto a guardare senza muovere un dito, quello sguardo che continuava a ripetere 'te l'avevo detto'.
In quei momenti non c'è spazio per i sogni di riscatto, è il momento della consapevolezza.
Hai perso, e lo sai.
Quindi?
Non si tratta di una consolazione, più che altro è un sospiro di sollievo, il riconoscere che la vera tragedia sarebbe un'altra: credere di essere dei vincenti incompresi quando in realtà si collezionano sconfitte come fossero francobolli.

Ho capito che il problema non è perdere.
Non riconoscere gli insuccessi significa abbandonarsi all'insensata ripetizione dei medesimi errori così che, se ti ritieni un perpetuo vincente, non potrai far altro che continuare a perdere.
E non meriti di meglio.

L'importante è capirlo proprio Adesso, non importa se è già troppo tardi.

lunedì 9 marzo 2009

Per sempre



Per sempre.
Ma non adesso.
Per sempre, chissà quando.
Ho smesso di chiedermi cosa accadrà domani.
Non cerco più di razionalizzare cosa è successo ieri.

E' nelle imponderabili pieghe del nostro Io sommerso che si celano le risposte più importanti sul nostro conto.
Nonostante la crisi economica, produrre quantità industriali di risposte è una delle occupazioni più diffuse al mondo.

Eppure esiste un'attività molto più remunerativa:
formulare domande, ricorrere agli interrogativi, ammettere l'ignoranza, riconoscere di non sapere.
Realizzare con stupore di non aver capito.
Le risposte non mancano: siamo nel bel mezzo di una spaventosa carestia di domande.
Impegnati in un'affannosa ricerca di riscontri rassicuranti non ci accorgiamo che nessuna risposta è soddisfacente quando è la domanda a essere sterile.
Il problema sono le domande.

Se la domanda è quella giusta, allora la risposta è soddisfacente.
Individuare con lucidità le domande.
Le risposte arriveranno. 
Verranno a cercarci.
Per lettera, attraverso un messaggio, sprigionandosi dalla luce di uno sguardo. 
Cominciando da adesso.
Per sempre.

Aggiornamento 19/03/2009:
"Colui che chiede è uno stupido per cinque minuti.
 Colui che non chiede è uno stolto per sempre." Proverbio cinese

mercoledì 25 febbraio 2009

Sorpresa!




"La prima volta che ho visto Rosalba Pippa, in arte Arisa, scendere le scale dell’Ariston con l’andatura storta da anatroccolo, le calze bianche da suora, la frangetta da secchiona e gli occhiali telescopici da «siccome che sono cecata», ho pensato nell’ordine che fosse una comica, un’imbucata, una mia prozia rediviva. 

Poi ha aperto la bocca, non prima di averla sbattuta per sbaglio contro il microfono, e con un semplice «sin-ce-ri-taaa» ha conquistato il mio televoto.
Se una come Arisa fosse entrata nei nostri tinelli quarant’anni fa, probabilmente non ci avremmo fatto caso. Si sarebbe mimetizzata nella fauna televisiva circostante. Ma dopo quarant’anni di corpi scosciati, labbra rifatte e discorsi volgari pronunciati in tono disinibito da ragazze senza qualità, una personcina timida e goffa che arriva in tv solo perché conosce bene il suo mestiere assume quasi i contorni della provocazione.

Superata la sorpresa iniziale, mi è venuto addirittura il dubbio che fosse finta. A questo livello di cinismo ci ha ridotti il racconto mediatico della realtà, in cui persino le tragedie sembrano obbedire alle esigenze di un copione già scritto. Ho pensato l’avessero costruita in laboratorio, mettendo insieme ritagli di vecchie fotografie e bozzetti di cartoni animati. Figlia della signora Assunta, della vita nei campi e di quell’inesauribile mondo di provincia (la meravigliosa Lucania, nel suo caso) che credevamo svanito per sempre dentro la pappa uniforme della modernità. Solida, leggera, educata, surreale. Una creatura del miglior dopoguerra italiano che rispunta sulla soglia di un nuovo ciclo di sobrietà.

Ammettiamolo. Con le sue movenze impacciate e le sue dichiarazioni non melense da brava ragazza che sogna l’amore eterno e ammira la comicità educata di Raimondo Vianello, Arisa sembra davvero studiata a tavolino da un consulente di marketing. Ma se anche lo fosse, sarebbe la conferma che persino il mondo dei «creativi» snob che in questi decenni ha costruito l’orrore pacchiano della nostra tv si è finalmente accorto che bisogna cambiare registro e proporre ai giovani modelli più sobri, più veri, più adatti ai tempi che ci attendono.

Poi Arisa ha vinto il Festival e ho seguito in diretta la sua reazione, confrontandola con quella delle vincitrici dei tanti concorsi che la tv ci propina ogni giorno. Di solito, appena apprendono di aver vinto, lanciano urletti isterici e piangono sulle spalle delle rivali, che vorrebbero ucciderle e invece fanno finta di essere commosse anche loro. Arisa no. È rimasta rigida e muta, con le mani parcheggiate compostamente dietro la schiena, come se fosse davanti al preside per un’interrogazione. Ma intanto una lacrima le scendeva giù per l’occhialone, nonostante lei si sforzasse di risucchiarla dentro le orbite chiedendo scusa al mondo intero. Allora tutta la platea si è alzata in piedi per applaudirla e anch’io davanti alla tele mi sono sentito orgoglioso, come se avesse vinto una persona di casa, magari proprio la mia prozia rediviva. Ma non era Arisa che applaudivamo. Era una certa idea di Italia di cui avvertiamo la nostalgia, il desiderio e di nuovo il bisogno."
Massimo Gramellini - La Stampa

Anche io quando l'ho vista goffa, vestita e timida (tre caratteristiche più che vomitevoli) ho immaginato che una ragazza un po' tonta si fosse persa mentre cercava la toilette delle signore.
E invece, diversamente da altre colleghe/i, aveva tutto il diritto di stare lì. 
L'ideale estetico inculcatoci dallo spettacolo in questi anni ha reso qualche cosa di cui sorprendersi una ragazza che sa cantare anche se non ha l'avvenenza e la spregiudicatezza scandalosa di chi buca lo schermo.
Non mi sono piaciuto.
Arisa è stata una bella sorpresa che tale non avrebbe dovuto essere.

Chissà che i fenomeni di 'Amici' (e alcune ragazze costipate di mia conoscenza) non avessero il televisore acceso: come me avrebbero potuto imparare qualcosa.
Da una ragazza goffa, vestita e timida.

venerdì 6 febbraio 2009

Si sposta soltanto


E' ufficiale.
Dio non esiste.
E dire che il sospetto già ce l'avevo.
Facci caso, dai, le evidenze sono sotto gli occhi di tutti.
Allora, se dopo che Gli parli rimani ad ascoltare, non senti risposta.
Quando ti comporti come Dio comanda, la maggioranza dei tuoi simili ti prende a pesci in faccia.
E poi questa cosa di non farsi mai vedere...ma insomma!
Almeno degli UFO c'è qualche foto qui è là, non so, un cerchio nel grano, un'Area 51 sulla quale fantasticare.
Di Dio niente. Niente di niente.
E che ci vuole! Ti ricordo che sei Dio!
Una saetta ogni tanto, lanciata contro qualche cattivone, un miracolo in diretta TV la domenica mattina!
Non capisco perchè, in generale, gli extraterrestri debbano essere sempre personaggi così discreti.

Ecco, anche se è stata impedita, l'iniziativa che avrebbe riguardato gli autobus di Genova, quelli con la scritta "La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno" per intenderci, mi ha reso più consapevole.
Questa mattina, appena sveglio mi sono sentito rinato.
Che bello non sentire il bisogno di Dio!
Concentrarsi soltanto sui bisogni fisici.
Mangiare, bere, dormire, accoppiarsi ecc... Un po' come gli animali. Sì, ma animali dotati di ragione, attenzione eh, non facciamo i furbi.
Ah questa sì che è vita! 
Mi sono proprio tolto un peso di dosso, questa fede, questo sentimento opprimente e che noia!

Grazie, grazie davvero all'UARR (Unione atei e agnostici razionalisti) per questo altruistico (anche se mancato) contributo all'emancipazione dell'uomo dall'oscura influenza della fede.
Ah ma da ora in poi le cose cambieranno, uh se cambieranno: o sarai in grado di dimostrare scientificamente l'esistenza di qualcosa oppure ARIA, sei una puzzazza oscurantista per di più sprovvista della (mia) Ragione.
Non ti offendere ma mi chiedo che campi a fare.

Oggi CREDO nella (mia) Ragione quale unico strumento per distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è, ciò che è reale da ciò che semplicemente immaginario.

Oh mio DIO.
La FEDE non si cancella, non si annulla, si sposta soltanto.

sabato 24 gennaio 2009

Victor, avevi già capito tutto


Radiografia cranica di un ex tronista (Fonte: servizi segreti di Springfield USA)

Lo slogan scelto  per pubblicizzare la nuova Toyota iQ è:
"Niente è più sexy dell'intelligenza"
E tu, che imputavi tutti quei due di picche al fatto di non essere fisicamente attraente!
Ma no, da solo non basta a spiegare...
Il quadro è più complesso, se non piaci, in realtà il fondato sospetto è che tu sia anche un po' cerebroleso.

In tema di lesioni intracraniche, 'sti giapu il cervello se lo sono proprio bevuto, lo sanno persino i tronisti che puntare sull'intelligenza è l'investimento più pericoloso subito dopo i derivati. 
Toyota è destinata a fallire, le persone intelligenti a essere esposte come specie in via d'estinzione all'Acquario di Genova assieme alla Rana pomodoro mentre i tronisti, unici veri uomini, continueranno a leggere Man's Health "1600 frasi per non dare l'impressione di essere colto" e "Falla impazzire a letto: ripetendo a memoria e in ordine aleatorio le scritte sulle pareti dei bagni in autogrill".

O forse aveva ragione lui:
"L'uomo è come il mare: più è profondo, più incute timore"
Victor Hugo - L'uomo che ride

martedì 20 gennaio 2009

L'illusionista




Manca un solo lampione, è il 1827.
Vienna, un'ultima timida fiamma da accendere in questa fredda sera di dicembre.
Uno sfrigolio lieve dovuto all’umidità dopodiché l'ennesima luce giallognola arde incerta illuminando fiocamente la via semideserta.
Il lampionaio scivola stancamente sui pioli con ancora nelle narici l'acre odore del gas e, caricata la scala in spalla, si dirige alla volta del vicolo che conduce al suo modesto alloggio.
Giunge di gran carriera una carrozza trainata da un cavallo al trotto, sfiora il pover uomo facendolo sussultare spaventato, interrompendo poi la sua corsa davanti alla solenne entrata del teatro Ronacher. 
Il vetturino apre la portiera, due giovani amanti vestiti a festa scendono lesti tra le risa e, attraversando l’ampio salone illuminato da un gigantesco lampadario, fanno il loro ingresso nel teatro gremito di aristocratici vocianti vestiti nei loro abiti migliori.

Poco lontano, nel solitario silenzio di un camerino dietro le quinte, un uomo con addosso un elegante abito da sera nero contempla la sua immagine riflessa nello specchio.
E’ l’illusionista.
Il prestigiatore, il maestro degli artifici, l’unico uomo ammirato per i suoi trucchi, la sola persona dalla quale gli uomini si lasciano ingannare di buon grado.

Questa sera è l’ultima di una acclamata serie ma a saperlo è soltanto lui.
Decine di anni, migliaia di esibizioni, e ogni volta la stessa sensazione, lo stesso brivido.
L’uguaglianza sembra ripetersi senza variazioni.

Spettacolo uguale sfida.

Da una parte lui, con le sue trovate, le sue invenzioni, la sua capacità di regalare sogni realizzando l’illogico e l’impossibile, dall’altra il pubblico.
Con il suo desiderio di non arrendersi a un’evidenza inconcepibile e irrazionale, con la volontà di carpire il segreto dell’esibizione, il meccanismo nascosto che consente a un uomo di poter eseguire atti eccezionali alludendo all’idea che siano frutto di capacità straordinarie.
E anche se si continua a ripetere che è tutta un’illusione, non serve, agli spettatori non interessa la verità, sono l’incanto e il fascino emanati dalla sua figura che eccitano le folle accorse ad ammirarlo.
Ma si tratta pur sempre di un duello. Sì, una sfida. Non è consentito alcun grado di imperfezione, l’impossibile è esibito di fronte a centinaia di occhi attenti e scrutatori, sarebbe sufficiente un unico numero mal interpretato per spezzare quell’aura di seduzione che l’illusionista effonde intorno a sé.

Quella del prestigiatore è una finzione nei confronti della quale addolora il dover dubitare.

Buio in sala, silenzio tra il pubblico, l’uomo abbandona la sua figura rivelata nello specchio e attraversa gli spazi dietro al palco.
In scena.
Gli spettatori attendono palpitanti.
“Signori e signore buonasera, siete i benvenuti. 
Concedetemi un’audace dichiarazione, consentitemi una sfrontata promessa: questa sera sognerete senza dormire, volerete senza battere le ali.
Permettetemi di augurarvi di tutto cuore che in questa fredda sera d’inverno riscopriate e risvegliate la parte più innocente di voi stessi, la fantasia.”
“Ohhhhh” – replica la folla.
“Questo teatro, questo palco, me e voi. Eccoci qui pronti a sfidare le rigide regole del razionale. E’ solo grazie all’illusione che ciò che possiamo soltanto immaginare, diviene reale, anche se per i pochi momenti che trascorriamo in questo teatro insieme.
Ma una cosa è certa: se siete qui è perché ritenete che qualcosa vi possa ancora stupire, perché non avete abbandonato la speranza di restare a bocca aperta ancora una volta.
E se alla fine dello spettacolo sarete soddisfatti di quello che avrete visto, se vi sentirete persone migliori per il solo fatto di esservi emozionati davanti alle contraddizioni di una realtà impossibile al di fuori di questo luogo, ebbene sì, allora realizzerete che la parte più bella di voi, la fantasia, l’ingenuità che accomuna il sentire di ogni bambino, occupa ancora un posto nel vostro cuore.
 
Lo spettacolo è il mio. La fantasia è la nostra ma ricordate, ricordate che l’illusione più grande...”

Un’esitazione. L’illusionista guarda il suo pubblico rapito e si smarrisce. Le labbra tremano.
Lasciata la frase inelegantemente tronca, dopo pochi istanti porge un inchino e svanisce dietro il rosso sipario.
Applausi.

Lo show può ora iniziare.
Il più grande prestigiatore di tutti i tempi porta in scena uno spettacolo straordinario, soddisfa gli occhi e appassiona i cuori, nessuno resta impassibile.
Un’esibizione impossibile da raccontare a voce, ancor più difficile da descrivere attraverso lettere, parole e periodi.
Certi eventi non si raccontano, non si scrivono ma si leggono soltanto.
Negli occhi di chi li ha vissuti. 

Di quella sera ci è dato sapere soltanto ciò che si verifica a notte inoltrata, quando la folla incantata e sognante si è già dispersa festosa per i mille vicoli che si dipartono dai boulevard e nel teatro non è rimasto che l’artista.
L’illusionista esce e si appresta a salire sulla carrozza.
Ma prima che possa dare l’ordine di partire, si affaccia improvviso al finestrino un ragazzino dallo sguardo sveglio e intelligente, dagli abiti semplici e a dire il vero un po’ fuori misura.
Anche lui ha assistito allo spettacolo; certo, non poteva permettersi la platea, è riuscito a seguirlo dall’angolo in fondo al teatro.
Poco male, non serve pagare biglietti quando tuo padre lo conoscono tutti e si è amici del ragazzo addetto alle luci di scena.

Il prestigiatore sorpreso e un po’ interdetto dall’inaspettata comparsa, chiede gelido: “E tu? Si può sapere che vuoi?”.
“Signore, mi è piaciuto molto il vostro spettacolo, dico davvero. Domani racconterò tutto ai miei amici, questo è sicuro. Ma c’è qualcosa che non ho capito. Quando vi siete introdotto, nel vostro discorso avete detto che ‘l’illusione più grande è...’ e poi vi siete fermato. Ditemelo, non che mi sveliate i vostri straordinari trucchi, vi prego soltanto di dirmi qual è l’illusione più grande, voi siete sicuramente l’unico che può saperlo veramente.”
L’illusionista distende il viso in un sorriso appena accennato.
E dopo una pausa risponde.

“Caro ragazzo, l’inganno più importante è anche quello più crudele. E’ quello che non ti permette di provare la soddisfazione che deriva dai tuoi successi, è quello che rende oltremisura insopportabili le sconfitte. La più grande illusione è credere di poter essere amati o stimati nella misura in cui ci si avvicina al proprio ideale di perfezione.”

La carrozza si allontana svanendo nella nebbia mentre un ragazzino attonito e un po’ deluso riprende lento il cammino verso casa.

Quella del lampionaio.