Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000 Art. 1.1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Sabato è stato "Il Giorno della memoria".
Questa celebrazione è stata istituita per legge dal Parlamento italiano il 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, per ricordare le vittime del nazismo.
Un attimo,
qualcuno forse ritiene che si debba rivolgere la propria attenzione solo a ciò che dà sensazioni positive, a ciò che non ferisce la sua coscienza e sensibilità.
Nessun discorso impegnato, mai esporsi; limitarsi a parlare soltanto di cose e persone, evitare accuratamente di esprimere idee e concetti.
Sveglia, belli addormentati.
Essere spensierati può essere comodo ma è un lusso, uno sfizio che non possiamo permetterci, almeno per ora.
Non dovremmo dimenticare infatti che tra le vittime di quell'indefinibile (malgrado i tentativi) periodo storico, vi furono molti uomini e donne, persone semplici ma di grande caratura umana e spirituale che non si piegarono (nonostante la forza opposta fosse spropositata) alla prepotenza e alla violenza nazionalsocialiste.
Dimenticarlo sarebbe una vergogna
Allora immaginiamolo
Immaginare è più che ricordare.
Immaginate per qualche istante che qualcuno vi trascini fuori da casa vostra, che vi separi dalla vostra famiglia, dai vostri amici.
Immaginate che qualcuno vi vomiti addosso il suo disprezzo dicendovi che non siete degni di esistere, o con tono caldo e rassicurante, che basterebbe la vostra firma su un modulo per riabbracciare la vostra famiglia e riacquistare la libertà, il rispetto della società.
Immaginate di rimanere tutta una notte in piedi e bagnati fradici in un cortile, sferzati da un vento freddo e pungente in mezzo a sconosciuti, alcuni dei quali sono così disperati che si lancerebbero volentieri contro il filo spinato elettrificato per togliersi la vita.
Immaginate, almeno per un istante di essere testimoni di Geova in Europa, non oggi alle prese con i saldi e le varie tempeste emotive, ma tra il 1933 e il 1945.
Ricordate anche ad altri che il "giorno della memoria" è soprattutto il giorno dell'immaginazione.
lunedì 29 gennaio 2007
Il Giorno della Memoria
domenica 28 gennaio 2007
L'amore, quello perso
Lo sapevo che ci saremmo cascati. Che dopo aver brillantemente veleggiato per un paio di mesi nei pescosi mari del nulla saremmo stati risucchiati dal vortice del chiacchiericcio sentimentale e dei discorsi da sabato sera. Discuterne è come infilarsi in un campo minato e richiedere automaticamente l’iscrizione al club degli sfigati. Ma tant’è …
Ti chiedi perché l’amore, quello vero, quello che ti spacca le budella e ti devasta l’anima non è quasi mai corrisposto. Beh forse la risposta è implicitamente contenuta nella stessa domanda. Perché questo amore, quello che ti infiamma dentro le ossa, non può che spingerti a comportarti come uno stupido innamorato ovvero l’esatto opposto di ciò che una donna cerca, più o meno inconsapevolmente, in un uomo … per lo meno nelle fasi iniziali di un rapporto.
Ci piace pensare, di solito, che l’amore sia una questione esclusiva di misteriosi sentimenti, di chimica, di affinità elettive. Anche … ma è soprattutto, purtroppo, il campo di battaglia di estenuanti e banali meccanismi psicologici. Le chiamano tattiche (1). Persino gli adolescenti le conoscono: “Non rispondere”, “Fatti desiderare”, “Falla ingelosire”, “Alterna interesse e indifferenza”. E la cosa buffa è che funzionano. Ignora questi meccanismi e la catastrofe piomberà improvvisa.
Ma il grande amore ti lascia la lucidità per impostare tattiche, per dissimulare i tuoi sentimenti, per costruire un’immagine di te carismatica e accattivante? Più probabilmente ti spingerà a consegnarti mani e piedi legati al tuo amore carnefice che, inconsapevolmente, dopo averti archiviato nell’elenco delle prede acquisite e sicure registrerà un repentino calo di interesse per te.
“Ci hanno ficcato in testa questa zingarata che in amore vince chi fugge, come se amare fosse la finale dei cento metri piani. E ripetiamo il copione all’infinito. Ma in amore non vince chi fugge. Vince chi ama, anche se in premio, il più delle volte, ricevi il trofeo della tua solitudine. Avremo comunque conquistato noi stessi. Ti pare poco?” Jack Folla
(1) Dalla trasmissione radiofonica Alcatraz
lunedì 22 gennaio 2007
What is it you said to the kid?
Rocky Balboa (attivare audio)
What is it you said to the kid?
The world ain't all sunshine and rainbows.
It's a very rough, mean place...and no matter how tough you think you are, it'll always bring you to your kneesand keep you there, permanently... if you let it.
You or nobody ain't never gonna hit as hard as life.
But it ain't about how hard you hit... it's about how hard you can get hit, and keep moving forward... how much you can take, and keep moving forward.
If you know what you're worth, go out and get what you're worth.
But you gotta be willing to take the hit.
Cos'hai detto al ragazzo?
Che il mondo non è tutto rose e fiori.
È un posto davvero difficile e duro...e non importa quanto pensi di essere forte, ti metterà sempre in ginocchio e ti ci lascerà, per sempre... se glielo permetti.
Nè tu nè nessun altro picchierete duro quanto la vita.
Ma non è una questione di quanto forte tu possa picchiare...è la tua resistenza, e la tua determinazione...di quanto sai incassare e andare avanti.
Se sai cosa meriti, vai fuori e prendi ciò che ti spetta.
Ma dovrai essere pronto a prenderle.
venerdì 19 gennaio 2007
L'amore, quello vero
Foto di Samuel (Amore e Psiche di Canova, Louvre, Parigi)
Perché l'amore, quello vero, non è quasi mai corrisposto? Perché quel tipo di amore finisce in disgrazia? Quell'amore, intendo, che ti spacca le budella e ti devasta l'anima; quel tipo di amore che sale come un dolore dal basso ventre e che ti infiamma fin dentro le ossa. Perché? Perché, al contrario, quell'amore che nasce per caso nei confronti di una persona che prima odiavi o – peggio – ti era indifferente, si trasforma spesso in una grande “storia”, longeva e serena? Accidenti! Perché l'amore, quello vero, non è mai corrisposto o finisce male?
Forse, e dico soltanto “forse”, perché non è vero amore.
***
Mi spiego meglio. Forse il vero amore è fatto soprattutto di compromessi e affinità. L'amore, quello vero, lo ritrovi in tutte le storie apparentemente più improbabili: forse lei sì è carina, ma non ti fa impazzire; eppure, più la conosci e più ti piace; forse lui appare scontroso, ma un gesto uno sguardo o un suo movimento ti sorprende e ti scopri innamorata. Allora, forse...
Forse l'amore vero, quello che non conosce l'invecchiamento, non inizia come un'esplosione chimica di cieca passione, ma con una graduale ridiscussione delle proprie aspirazioni mete e desideri. Pacata. Silenziosa. Ma soprattutto, inconsapevole.
mercoledì 3 gennaio 2007
Bambole vittoriane
Persone autoritarie.
Che chiedono, pretendono, comandano.
Generali senza esercito, personalità insicure incapaci di controllare se stesse ma desiderose di ottenere attraverso il controllo degli altri tutto ciò che non meritano.
Nessun vero interlocutore, nessun confronto eccetto che con l'immagine idealizzata di se stessi.
Il fatto di non apprezzare le differenze, di non cogliere quanto di straordinario c'è nell'Uomo, impedisce loro di andare oltre il sorriso controllato di una bambola vittoriana.
E poi li senti parlare della loro solitudine, del loro triste isolamento, dovuti ti spiegano, all'inadeguatezza e alla scarsa capacità di comprensione di chi sta loro intorno.
La verità è che l'unica cosa che regalano è quell'espressione perennemente perplessa, da artisti incompresi, da intellettuali sprecati in un mondo di dilettanti.
Niente di personale, la mia è soltanto un'osservazione:
l'egotismo emotivo genera artisti autoreferenziali.