sono quelle che separano la stazione dei treni dal posto in cui lavoro.
Una decina di minuti, giusto il tempo per vedere salire e scendere alcune figure silenziose e anonime.
E' mattino presto, è ora di fare i conti anche con questo giorno. Ognuno a modo suo.
Una coppia di nonni che non si parlano e che si siedono lontani, ma che sono uniti e affettuosi nei confronti del nipotino assonnato che non vuole andare a scuola, una ragazza triste vestita e truccata di colori sgargianti che trascina degli sgraziati anfibi slacciati.
Un operaio baffuto che guarda fuori dal finestrino come ipnotizzato, con gli occhi fissi che scrutano spazi già visti e un sospiro da padre di famiglia travolto da mille pensieri.
Due bambine e una mamma che ne tiene una terza in braccio, stanca, con un viso segnato dalla vita e dalle sigarette, che salgono tre fermate prima della scuola elementare; spiccano proprio, con i loro zainetti rosa, quegli occhietti timidi e allo stesso tempo indagatori.
Uno straniero con la barba incolta e una busta di plastica che si sveglia ad ogni sobbalzo dopo aver lavorato durante il turno di notte in fabbrica. Vorrebbe essere lontano, forse sogna una casa, la sua famiglia. E invece è qui.
E quella ragazzina che guarda fisso a terra e distoglie lo sguardo appena incrocia il tuo, le hanno sicuramente detto di fare attenzione e di non dare confidenza a nessuno. Brava, fai attenzione.
Saliamo, ci ignoriamo e poi scendiamo senza salutare. Che peccato.
1 commento:
Di fermate io ne avevo quattro ma il ritratto è proprio questo. Mi sono sempre chiesta se non fosse il gelo del Piemonte a rendere così distanti...
Bel blog, letto con molto piacere.
E.
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