mercoledì 28 marzo 2007

La scomparsa dei fatti



«C'è chi nasconde i fatti perché non li conosce, è ignorante, impreparato, sciatto e non ha voglia di studiare, di informarsi, di aggiornarsi… C'è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo, "c'è gente che pagherebbe per vendersi"».


L'arte del parlar d'altro

II sistema più semplice per cancellare i fatti è - molto banalmen­te - quello di non parlarne. Ignorarli. E sostituirli con altri della stessa specie e della stessa importanza, usati come diversivi, co­me coprenti. Non sempre, però, i fatti sostitutivi sono disponibi­li quando occorrono: in questo caso, non resta che inventarne qualcuno di sana pianta, oppure gonfiarne uno già esistente, ma di poco conto.

Il maestro ineguagliato nell'arte del parlar d'altro è Bruno Ve­spa col suo teatrino quasi quotidiano di Porta a Porta su Rai 1, la rete ammiraglia del cosiddetto servizio pubblico. Dopo la con­danna in primo grado di Cesare Previti al processo Sme per cor­ruzione del giudice Renato Squillante, Vespa si occupa del Viagra.
Quando il tribunale di Milano condanna Marcello Dell’Utri per estorsione insieme a un boss mafioso, a Porta a Porta si parla di calcioscommesse con Aldo Biscardi e Maurizio Mosca.
Quan­do il Parlamento europeo boccia Rocco Buttiglione, aspirante com­missario Uè, per le sue tirate contro le donne e i gay, Vespa con­voca Alba Parietti e alcuni malati in stato comatoso per racconta­re il loro improbabile risveglio dal coma.
Quando il centrosinistra vince in sette collegi su sette le elezioni suppletive del 2004, a Por­ta a Porta si discute dell'Isola dei famosi, con Simona Ventura & Co.
Quando il tribunale di Palermo condanna Dell'Utri a nove anni per mafia e quello di Milano dichiara Silvio Berlusconi re­sponsabile del reato di corruzione di Squillante, ma lo salva per prescrizione grazie alle attenuanti generiche, ecco un bel dibatti­to Fassino-Tremonti sul presunto «taglio delle tasse» del governo di centrodestra e, l'indomani, una fondamentale puntata sui reality show con Del Noce, don Mazzi, Crepet, Zecchi, Paola Perego, Carmen Di Pietro e le gemelle Lecciso.
La sera in cui il presi­dente Ciampi boccia la riforma dell'ordinamento giudiziario del ministro della Giustizia Roberto Castelli in quanto «palesemente incostituzionale», Porta a Porta approfondisce l'ultimo film della coppia Boldi-De Sica, Christmas in Love.
Quando Previti viene condannato definitivamente in Cassazione a sei anni, l'amico Bru­no opta per un tema ben più attuale: la dieta mediterranea. Quan­do la Corte d'Appello di Palermo condanna per mafia a cinque anni e quattro mesi il presunto «padre nobile» dell'Udc Caloge­ro Mannino, puntatona sul delitto di Cogne: una saga evergreen giunta ormai alla trentesima puntata.

La saga di Cogne
Non c'è miglior emblema dell'arte del diversivo che la sventa­gliata di trasmissioni, approfondimenti, dibattiti, reportage e «spe­ciali» su questo infanticidio perpetrato - secondo il giudice di pri­mo grado - dalla madre del piccolo Samuele Lorenzi nel gennaio 2002. Una tragedia piuttosto ordinaria, come se ne verificano a migliaia ogni anno nel mondo, viene eletta da Vespa a evento del­l'anno, anzi del decennio, gonfiata ed enfatizzata a dismisura, tra­sformata in «giallo» a viva forza, anche se di elementi misteriosi e appassionanti ne contiene molto pochi. Il tutto per oscurare ben altri processi dell'anno, o del decennio: quelli agli uomini più po­tenti della storia d'Italia passata e presente.

E allora ecco mate­rializzarsi nello studio di Porta a Porta il plastico della villetta di Cogne, col tettuccio rialzabile e, riprodotte in miniatura, le varie stanze dello chalet con tanto di arredi, pigiami, ciabatte, copri­letto insanguinati. Ecco le intercettazioni lette e rilette fino alla noia dalle voci calde di appositi attori. Ecco la compagnia di gi­ro dei presunti «esperti», dalla giornalista tuttologa Barbara Palombelli al baffuto psichiatra-prezzemolo Paolo Crepet al barbuto criminologo prèt-à-porter Francesco Bruno, che chiacchie­rano e sbrodolano per decine di puntate ripetendo sempre le stes­se ovvietà, destreggiandosi fra una macchia ematica e un fram­mento osseo, in barba ai più elementari diritti alla privacy e ai più basilari sentimenti di umana pietà per un dramma familiare che ha per vittima un bambino di tre anni. Tant'è che bisognerebbe pregare il criminologo, o lo psicologo, o tutti e due di analizzare il Vespa medesimo, per tentar di capire quali atroci perversioni lo conducano a tuffarsi con tanta voluttà nel sangue di un mino­renne assassinato.

Intanto si susseguono le udienze e le sentenze dei processi al sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti, imputato di mafia e alla fine dichiarato colpevole ma prescritto; e al premier in carica Berlusconi, al suo braccio destro Previti e al suo braccio sinistro Dell'Utri. Ma Vespa non ha tempo per quisquilie tipo ma­fia e politica, falsi in bilancio, corruzione giudiziaria e così via: ha altro da fare. Così del processo di Cogne tutti gli italiani sanno tut­to. Dei processi ai politici di ieri e di oggi nessuno sa nulla, a me­no che, oltre a guardare la televisione, non si abbia il brutto vizio di leggere qualche giornale o qualche libro.

La scomparsa dei fatti
Marco Travaglio

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