«C'è chi nasconde i fatti perché non li conosce, è ignorante, impreparato, sciatto e non ha voglia di studiare, di informarsi, di aggiornarsi… C'è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo, "c'è gente che pagherebbe per vendersi"».
L'arte del parlar d'altro
II sistema più semplice per cancellare i fatti è - molto banalmente - quello di non parlarne. Ignorarli. E sostituirli con altri della stessa specie e della stessa importanza, usati come diversivi, come coprenti. Non sempre, però, i fatti sostitutivi sono disponibili quando occorrono: in questo caso, non resta che inventarne qualcuno di sana pianta, oppure gonfiarne uno già esistente, ma di poco conto.
Il maestro ineguagliato nell'arte del parlar d'altro è Bruno Vespa col suo teatrino quasi quotidiano di Porta a Porta su Rai 1, la rete ammiraglia del cosiddetto servizio pubblico. Dopo la condanna in primo grado di Cesare Previti al processo Sme per corruzione del giudice Renato Squillante, Vespa si occupa del Viagra.
Quando il tribunale di Milano condanna Marcello Dell’Utri per estorsione insieme a un boss mafioso, a Porta a Porta si parla di calcioscommesse con Aldo Biscardi e Maurizio Mosca.
Quando il Parlamento europeo boccia Rocco Buttiglione, aspirante commissario Uè, per le sue tirate contro le donne e i gay, Vespa convoca Alba Parietti e alcuni malati in stato comatoso per raccontare il loro improbabile risveglio dal coma.
Quando il centrosinistra vince in sette collegi su sette le elezioni suppletive del 2004, a Porta a Porta si discute dell'Isola dei famosi, con Simona Ventura & Co.
Quando il tribunale di Palermo condanna Dell'Utri a nove anni per mafia e quello di Milano dichiara Silvio Berlusconi responsabile del reato di corruzione di Squillante, ma lo salva per prescrizione grazie alle attenuanti generiche, ecco un bel dibattito Fassino-Tremonti sul presunto «taglio delle tasse» del governo di centrodestra e, l'indomani, una fondamentale puntata sui reality show con Del Noce, don Mazzi, Crepet, Zecchi, Paola Perego, Carmen Di Pietro e le gemelle Lecciso.
La sera in cui il presidente Ciampi boccia la riforma dell'ordinamento giudiziario del ministro della Giustizia Roberto Castelli in quanto «palesemente incostituzionale», Porta a Porta approfondisce l'ultimo film della coppia Boldi-De Sica, Christmas in Love.
Quando Previti viene condannato definitivamente in Cassazione a sei anni, l'amico Bruno opta per un tema ben più attuale: la dieta mediterranea. Quando la Corte d'Appello di Palermo condanna per mafia a cinque anni e quattro mesi il presunto «padre nobile» dell'Udc Calogero Mannino, puntatona sul delitto di Cogne: una saga evergreen giunta ormai alla trentesima puntata.
La saga di Cogne
Non c'è miglior emblema dell'arte del diversivo che la sventagliata di trasmissioni, approfondimenti, dibattiti, reportage e «speciali» su questo infanticidio perpetrato - secondo il giudice di primo grado - dalla madre del piccolo Samuele Lorenzi nel gennaio 2002. Una tragedia piuttosto ordinaria, come se ne verificano a migliaia ogni anno nel mondo, viene eletta da Vespa a evento dell'anno, anzi del decennio, gonfiata ed enfatizzata a dismisura, trasformata in «giallo» a viva forza, anche se di elementi misteriosi e appassionanti ne contiene molto pochi. Il tutto per oscurare ben altri processi dell'anno, o del decennio: quelli agli uomini più potenti della storia d'Italia passata e presente.
E allora ecco materializzarsi nello studio di Porta a Porta il plastico della villetta di Cogne, col tettuccio rialzabile e, riprodotte in miniatura, le varie stanze dello chalet con tanto di arredi, pigiami, ciabatte, copriletto insanguinati. Ecco le intercettazioni lette e rilette fino alla noia dalle voci calde di appositi attori. Ecco la compagnia di giro dei presunti «esperti», dalla giornalista tuttologa Barbara Palombelli al baffuto psichiatra-prezzemolo Paolo Crepet al barbuto criminologo prèt-à-porter Francesco Bruno, che chiacchierano e sbrodolano per decine di puntate ripetendo sempre le stesse ovvietà, destreggiandosi fra una macchia ematica e un frammento osseo, in barba ai più elementari diritti alla privacy e ai più basilari sentimenti di umana pietà per un dramma familiare che ha per vittima un bambino di tre anni. Tant'è che bisognerebbe pregare il criminologo, o lo psicologo, o tutti e due di analizzare il Vespa medesimo, per tentar di capire quali atroci perversioni lo conducano a tuffarsi con tanta voluttà nel sangue di un minorenne assassinato.
Intanto si susseguono le udienze e le sentenze dei processi al sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti, imputato di mafia e alla fine dichiarato colpevole ma prescritto; e al premier in carica Berlusconi, al suo braccio destro Previti e al suo braccio sinistro Dell'Utri. Ma Vespa non ha tempo per quisquilie tipo mafia e politica, falsi in bilancio, corruzione giudiziaria e così via: ha altro da fare. Così del processo di Cogne tutti gli italiani sanno tutto. Dei processi ai politici di ieri e di oggi nessuno sa nulla, a meno che, oltre a guardare la televisione, non si abbia il brutto vizio di leggere qualche giornale o qualche libro.
La scomparsa dei fatti
Marco Travaglio
mercoledì 28 marzo 2007
La scomparsa dei fatti
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