da uh.edu
Un campo di battaglia, due valorosi eserciti si fronteggiano immobili e disciplinati nel silenzio che precede l'apocalisse.
Fedeli soldati in linea attendono che abili menti concentrate e assorte decidano del loro destino. Nessuno è padrone di se stesso, si seguono gli ordini, ci si muove secondo disposizione, nessuno prenda iniziative.
Il Re e la Regina assistono silenziosi, le Torri svettano alte e i Cavalli scalpitano sotto cavalieri il cui volto è nascosto da elmi luccicanti.
Sono le prime linee a sacrificarsi quando la battaglia ha inizio, lo scontro è terribile, devastante: di loro non rimane altro che una postazione vuota, testimonianza dell'esistenza di chi non si è risparmiato, di chi ha scelto di stare davanti, di non avere la tranquillità dei mediocri; non è il caso di abbandonarsi alla disperazione, questo è il loro mestiere, il motivo per cui sono stati, il motivo per cui ora non sono più.
Il tempo rallenta la sua folle corsa, l'atmosfera si fa tesa, le perdite sono consistenti, la sconfitta si avvicina al galoppo.
Sono gli Alfieri, ultimi fedeli servitori di un Re e una Regina al crepuscolo delle loro esistenze, a tentare l'estrema quanto inutile difesa dei loro sovrani.
E allora siano onore e gloria a un esercito di coraggiosi combattenti, ubbidienti e leali pedine di un gioco che non avevano scelto, innocenti vittime dell'altrui sete di vittoria.
Accerchiato, circondato, senza via di scampo, un monarca sconfitto guarda fiero l'esercito nemico che gli impedisce il passo.
Scacco Matto
giovedì 26 ottobre 2006
Un gioco serio
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