giovedì 25 ottobre 2007

Usate l'auricolare

Ci illudiamo di inventare come se producessimo dal nulla, spesso usiamo impropriamente il verbo "creare".
In realtà l'unica cosa che sappiamo fare è scoprire, intercettare in un universo ordinato le leggi che lo disciplinano, leggi nel rispetto delle quali produrre oggetti, macchine o idee.
No, non possiamo fregiarci del titolo di "creatori". Colui che crea qualcosa solitamente ha piena consapevolezza delle dinamiche, dei meccanismi e degli eventuali sviluppi ai quali il creato è soggetto.

Non si può dire certo di noi: le nostre "invenzioni" sono spesso imperfette se non alcune volte tremendamente pericolose. Il problema è che ce accorgiamo troppo tardi, quando ormai il danno è fatto.
Il XX secolo è illuminante a questo proposito: grazie ad un'attenta analisi si conclude che, soprattutto verso la seconda metà del secolo è quasi sempre arrivata prima la tecnologia e poi la scienza. Prima si è gridato all'invenzione, poi si è imparato purtroppo a spese altrui, quali potevano essere le implicazioni, le complicazioni e gli effetti collaterali conseguenti che l’applicazione di quella scoperta comportava.

Invece che motore del sapere al servizio del benessere dell'umanità, la scienza sembra avere ultimamente il compito di andare a limitare i danni di "invenzioni" di cui si era andati fieri e orgogliosi per i suoi effetti utilitari prima di conoscerne a fondo i rischi connessi.
La tecnologia ha il sostegno dell'economia, la scienza purtroppo non può vantare gli stessi sponsor.

Qualche voce fuori dal coro c'è. Ricercatori indipendenti invocano spesso il “principio precauzionale", un’idea per l’applicazione delle scoperte che si fonda su una premessa logica e per alcuni fastidiosamente limitante: il fatto che non si abbiano notizie certe riguardo alla pericolosità di una certa "invenzione" non significa che non ve ne siano. Probabilmente significa semplicemente che siamo ancora troppo ignoranti. Occorrerebbe avere delle certezze prima di sfruttare una scoperta su scala commerciale.

Significativo è il caso riguardante telefonia cellulare, televisione e radio (la possibilità di comunicare facendo uso di onde elettromagnetiche), considerati oggi successi tecnologici acquisiti e confermati.
Forse però qualcuno troverà interessante essere informato del fatto che gli studi che hanno stabilito quali devono essere i limiti di esposizione umana ai campi elettromagnetici prendono in considerazione soltanto gli effetti termici dei campi sul corpo umano.
Per la precisione, l'effetto termico è quello grazie al quale le microonde scaldano i cibi.
Il piccolo dettaglio che finora è stato trascurato è che questi campi hanno effetti non-termici i quali dovrebbero essere tenuti in conto per stabilire quali sono i limiti minimi per garantire la salute delle persone.

Sta di fatto che cellulari, antenne e ripetitori sono stati sparsi come fossero coriandoli. Spots pubblicitari simpatici e accattivanti presentano uomini, donne e anche bambini con il telefonino appiccicato all’orecchio che ostentano noncuranza per il tempo che passa in quanto le tariffe sono convenienti.
Un avanzamento verso la modernità, un'opportunità in più per comunicare "senza limiti".
O forse un nuovo problema.
Non è vero che non creiamo niente.

P.S. Usate l’auricolare tutte le volte che vi è possibile.

www.bioinitiative.org

Nessun commento: