Walter Veltroni con Pier Paolo Pasolini, foto amatoriale
Domenica scorsa c'è stato il W-day, il giorno di Walter, in quella che mi è apparsa come una gigantesca farsa della politica. Come se la sua leadership nel Partito Democratico non fosse già decisa, o comunque scontata. Del resto, quali alternative hanno? In mezzo ad una manica di vecchi (non solo anagraficamente) e smidollati leader, un cinquantaduenne con il carisma di Topo Gigio appare proprio l'unica possibilità a sinistra. Dove sono finiti i Berlinguer? Dove, i carismatici leader, di destra o di sinistra, capaci di rappresentare e guidare i popoli? Lo scollamento fra la gente e la politica è un dato di fatto; una tendenza senza ritorno. Ha ragione Bertinotti: c'è un vuoto di politica. Bravo! Ma chi l'ha creato? Non è forse la politica stessa?
Ecco la mia tesi (che poi non è la mia):
La politica non può aiutare la gente
Dimostrazione:
La politica la fa una persona o più persone per conto della gente tutta, o di una parte d'essa. Nel caso della democrazia, ad esempio, si assume che le persone che fanno politica rappresentino la gente, i loro interessi.
Procediamo per assurdo: se riusciamo a dimostrare che questo valga in un microcosmo formato da una sola persona (diremmo con un po' di fantasia, monocrazia), possiamo tentare di dimostrare – per induzione – che valga anche per n, e poi n+1, persone; insomma per tutti.
Tuttavia, una singola persona non è capace di capire da sola nemmeno sé stessa (io per primo). Dunque, non è in grado di fare scelte in cui ci sia la ragionevole certezza di successo. Allora, per il ragionamento di cui sopra, l'ipotesi opposta alla tesi di partenza è assurda persino per n = 1; è perciò sicuramente falsa anche in generale.
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CVD
Samuel
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